“La sentenza del tribunale dell’Unione europea potrebbe rivelarsi un asso nella manica per le difese al processo che vede chiamati in causa alcuni dipendenti della fu Banca Etruria per le presunte truffe nel collocamento delle obbligazioni subordinate”. Lo fa notare il “Corriere di Arezzo” con un articolo dal titolo “Sentenza Ue dalla parte dei dipendenti”. Ad esserne convinto è l’avvocato Maurilio D’Angelo, che assiste per conto di First Cisl undici dei venticinque imputati. “Farò riferimento a questa sentenza durante le repliche – spiega D’Angelo, legale di First Cisl e difensore di 11 dei 25 imputati -. Non bisognava procedere alla risoluzione, quindi figuriamoci se i dipendenti possono essere in qualche modo chiamati in causa per quanto poi avvenuto. E questa decisione del tribunale dell’Unione europea, oltre che per questo procedimento, dovrà essere richiamata anche negli altri casi che vedono dipendenti indagati per il reato di truffa”.
“Non c’è infatti soltanto il processone di cui si è parlato anche in Parlamento – evidenzia l’autore dell’articolo Marco Antonucci – visto che alcuni esponenti dei 5 stelle hanno chiesto spiegazioni sullo slittamento ma altri procedimenti aperti in tribunale e accertamenti ancora in corso, come dimostrano i nove avvisi di chiusura delle indagini notificati di recente ad alcuni dipendenti ex Bpel”.
“Risparmiatori e dipendenti sono vittime dello stesso sistema sbagliato- puntualizza Elisa Artusio, segretaria responsabile First Cisl in Ubi Banca- ci è stata tolta la tranquillità, i colleghi hanno pagato tutti i giorni per questa difficile situazione”.
Il “Corriere di Arezzo” evidenzia anche la posizione del segretario generale di First Cisl Riccardo Colombani che, dopo la sentenza del tribunale Ue sul caso Tercas, debbano trarsi le conseguenze “anche sul piano risarcitorio a ristorno della clientela tradita, nonché dei lavoratori che hanno dovuto cessare l’attività e di quelli immotivamente chiamati in giudizio”.