In un articolato servizio “Conquiste del lavoro” illustra la piattaforma rivendicativa messa a punto dai sindacati del credito per il rinnovo del contratto collettivo di lavoro dei lavoratori del settore bancario. Carlo D’Onofrio firma un articolo dal titolo “Bancari, ecco le richieste all’Abi”.
“Adesso la palla passa ai lavoratori – scrive il quotidiano romano -, che dal 2 aprile fino alla metà di maggio discuteranno il documento nelle assemblee. Dal punto di vista retributivo, la richiesta delle sigle è di un aumento medio di 200 euro al mese (+ 6,5%). A balzare agli occhi, però, sono soprattutto la modifica della disciplina dettata dal Jobs Act per l’articolo 18, con la reintroduzione della reintegra in caso di licenziamento illegittimo, ed il diritto alla disconnessione”
“Conquiste del lavoro” rilancia la posizione dei segretari generali di Fabi, First Cisl, Fisac Cgil, Uilca e Unisin (Lando Maria Sileoni, Riccardo Colombani, Giuliano Calcagni, Massimo Masi ed Emilio Contrasto) che parlano di “un contratto a forte contenuti sociali perché le banche devono mantenere e migliorare il ruolo di motore economico del Paese, per le famiglie, le imprese e i territori”.
“Con il varo della piattaforma – sottolinea Carlo D’Onofrio – la trattativa con l’Abi entra nel vivo. Gli incontri che si sono susseguiti fin qui, a parte qualche schermaglia dialettica, sono serviti più che altro ad impostare il confronto e a varare le due proroghe che hanno consentito di allungare la vigenza del precedente contratto, la cui scadenza naturale era fissata a dicembre dell’anno scorso. Tra i punti salienti della piattaforma figurano anche l’amplia mento dell’area contrattuale, la tutela dell’occupazione attraverso la conferma del Foc (Fondo per l’occupazione), sulla cui proroga era già stato raggiunto un accordo a fine febbraio, una cabina di regia sui processi di digitalizzazione”.
“All’aumento di 200 euro – conclude Conquiste del lavoro – i sindacati sono arrivati sommando il recupero dell’inflazione (4,1% fino al 2021), il 2% legato alla maggiore produttività e lo 0,4% come riconoscimento dell’impegno dei dipendenti negli ultimi anni. La richiesta si motiva con l’ampiezza dell’utile conseguito nel 2018 dal settore nel suo complesso (9,3 miliardi). Quanto al diritto alla disconnessione, la rivendicazione nasce dalla necessità di garantire l’orario di lavoro e i tempi di riposo giornaliero e settimanale, le ferie e la malattia. In primo piano anche la revisione degli inquadramenti, il diritto soggettivo alla formazione, una regolamentazione specifica per il whistleblowing (denunce anonime “interne”), regole nazionali per lo smart working, lo stop alle indebite pressioni commerciali, riduzione dal 20% al 10% del divario salariale dei contratti complementari. Sull’area contrattuale, i sindacati vogliono mettere la parola fine alle esternalizzazioni e contrastare il dumping contrattuale che arriva da competitor non bancari come i Gafa (Google, Amazon, Facebook, Apple) e il recupero del rapporto fiduciario con i cittadini risparmiatori e le istituzioni”.