Caso diamanti, i dipendenti di Banco Bpm si mobilitano

Sulla vendita dei diamanti nelle banche i Sindacati in Banco Bpm prendono posizione diramando un comunicato unitario rilanciato da “Qui news” e “Toscana Media news” che titola “Diamanti, mobilitazione dei dipendenti Banco Bpm”.
“Lo scandalo legato alla commercializzazione dei diamanti da investimento – scrivono i siti d’informazione – ha coinvolto i quattro principali gruppi bancari del Paese Banca Intesa, Unicredit, Mps e Banco Bpm. Di queste aziende, soltanto Banco Bpm non si è ancora reso disponibile all’integrale rimborso delle somme investite dai propri clienti. Una situazione che ha duramente colpito l’immagine della banca e dei lavoratori, lasciati soli a gestire le relazioni, ormai tesissime, con i correntisti che avevano acquistato i diamanti”.

“Qui news” e “Toscana Media news” evidenziano che “In una conferenza stampa congiunta, i sindacati di categoria Fabi, First Cisl, Fisac Cgil, Uilca, Unisin e le rappresentanze interne della banca hanno dichiarato lo stato di agitazione”.

Viene anche rimarcato che “rispetto al fallimento di International Diamond Business, la società che vendeva i diamanti, Banco Bpm non ha dato supporto ai clienti che devono recuperare la pietra in deposito presso la società fallita . I dipendenti di Banco Bpm sono stati quindi lasciati soli dall’azienda a gestire una tensione insostenibile con la clientela, che giustamente rivendica i propri diritti. Vogliamo innanzitutto affermare l’assoluta buona fede dei dipendenti di Banco Bpm, che hanno nel tempo ricevuto le stesse informazioni e indicazioni che sono state poi trasferite ai clienti: qualità delle pietre certificata da primari istituti gemmologici internazionali, investimento sicuro con valori in continua crescita, certezza di tempi e prezzi di disinvestimento attraverso la pubblicazione periodica da parte di IDB di una quotazione ufficiale dei valori di ricollocamento, su un primario quotidiano economico nazionale, poi rivelatasi una banale inserzione a pagamento”.

“La buona fede dei lavoratori – prosegue la nota di Fabi, First Cisl, Fisac Cgil, Uilca, Unisin – è confermata anche dal fatto che spesso i diamanti sono stati acquistati dai colleghi stessi, familiari e conoscenti. L’impegno al ricollocamento dei diamanti da parte di IDB è di fatto venuto meno a seguito del servizio giornalistico della trasmissione “Report”, che per primo ha fatto luce sul reale valore delle pietre. Tutto ciò avrebbe potuto essere evitato con una semplice e doverosa verifica sul contenuto dell’offerta di IDB da parte della Banca”.

“Qui news” e “Toscana Media news” riportano infine l’indignazione dei lavoratori “per essere stati inconsapevolmente coinvolti dall’azienda in uno scandalo che rischia di provocare pesanti danni economici ai risparmiatori. Anche al fine di tutelare la propria immagine ed onorabilità – si legge nella nota sindacale -, i dipendenti della Toscana, riuniti per adesso in 5 assemblee con non meno di 800 partecipanti vogliono che l’azienda rimborsi integralmente tutti gli investitori coinvolti. A tal fine danno mandato alle Organizzazioni Sindacali, come emerge della consultazione assembleare ancora in corso, di indire quanto prima una mobilitazione, supportata anche da una manifestazione pubblica, alla quale invitano tutta la clientela coinvolta, per sostenere con forza che la banca si assuma le proprie responsabilità, anche economiche, rispetto a quanto accaduto. I lavoratori individuando nella clientela il primo valore della banca, ribadiscono la propria vicinanza ai risparmiatori, con i quali vogliono ristabilire un rapporto di piena fiducia”.

Sulla vicenda è stata fin da subito chiara la posizione di First Cisl espressa dal suo segretario generale Riccardo Colombani. “Va subito messa fine all’assurda guerra tra poveri scatenata dal caso diamanti. I lavoratori bancari sono vittime al pari dei risparmiatori ma, di fronte alla ritrosia delle banche a effettuare i rimborsi, c’è chi prova a rivalersi sui dipendenti, a loro volta costretti a rivolgersi al sindacato per difendersi”.

Riccardo Colombani ha ribadito che gli istituti di credito devono assumersi “le loro responsabilità e rifondere immediatamente la clientela. Chiediamo che l’Abi impegni le proprie associate ad applicare, in pieno, al personale, le garanzie contrattuali: le banche si astengano dunque da qualunque azione disciplinare nei confronti dei lavoratori, non tentino di rivalersi su di loro e li sollevino anticipatamente da ogni spesa legale, e questo perché non hanno alcuna ragione, titolo o causa per agire diversamente”.