Giulio Romani ha usato la simbologia del Sass de Putia, una montagna delle Dolomiti alta 2.875 metri, nel suo saluto di commiato a First Cisl a conclusione del Consiglio generale nel corso del quale ha passato il testimone di Segretario generale a Riccardo Colombani. “Ci sono dei momenti importanti della mia vita che sono passati da lì e uno di quei momenti fu quando fu lì che decidemmo di fondare First Cisl”, ha ricordato Romani.
Romani ha ricordato che salire in montagna insegna a dare un senso alle cose. “Una della cose che mi ha insegnato l’andare in montagna è che se vuoi raggiungere un traguardo elevato devi partire presto”, ha detto. Quando parti lo fai pieno di entusiasmo, sei fresco, è mattina presto. Parti, cominci a camminare veloce. “Prima di arrivare lassù sul Sass ci sono dei prati, se parti veloce quasi sempre ai prati ci arrivi coi polmoni che bruciano”. Invece devi misurare il passo, anche perché occorre che qualli che sono partiti con te ti seguano, non è detto che abbiamo il tuo stesso passo.
Poi vai avanti, ma magari per quanto il gruppo possa essere preparato non sempre tutti ce la facciano, è possibile che ci siano anche quelli che tirano indietro, quelli che preferiscono fermarsi al rifugio, invece che camminare fino alle vetta. “Andare in montagna ti insegna anche che a un certo punto devi avere il coraggio di fare delle scelte”, di aspettare chi fa fatica, di fare senza di chi non vuol salire. Finché arrivi alle pietre, che fanno paura. “Anche se sei esperto, la paura ti viene lo stesso. Bisogna rispettarla la paura” ha sottolineato Romani. “Qualche volta quando fai un percorso difficile la gente che sta con te ha paura. Ci succede ogni giorno di avere paura”.
Alla fine si arriva in vetta. “Ti sembra di essere in cima al mondo, hai una visuale che non pensavi di poter avere”. La regola però è sapere che da lì devi scendere, perché poi fa notte, oppure arrivano altri sulla cima e gli devi lasciare il posto. Una volta che torni sul sentiero lo senti facile, è leggero. “Ma la montagna non ha un solo sentiero, fai ancora in tempo a provare a farne uno nuovo. Fino ad oggi non ho ancora rinunciato a fare sentieri nuovi” ha detto Romani, raccontando che “ogni volta che un sentiero è stato percorso, viene voglia di trovarne un altro che dia la possibilità di salire ancora: è importante, perché a far salita si fatica, si sputa il sangue, si sentono le gambe pesanti, i polmoni che scoppiano, qualche volta la testa che gira, però andare in salita è l’unica maniera che c’è per vedere il cielo”.