Milano Finanza ha dato rilievo al monito del segretario generale di First Cisl, Giulio Romani, sul tema della Mifid 2, in applicazione dal 3 gennaio: una riforma azzoppata soprattutto perché non impedisce le pressioni commerciali sul personale bancario e non prevede un questionario unico accentrato presso la Consob, ma non solo.
Di seguito il testo dell’articolo di Milano Finanza.
«La Mifid 2 e’ una riforma “azzoppata”. E’ questo il pensiero espresso alla vigilia dell’introduzione della normativa dal segretario generale di First-Cisl, Giulio Romani. “Questa riforma parte azzoppata perche’ non impedisce che sui dipendenti possano essere esercitate indebite pressioni commerciali e scarica in basso le responsabilita’ di legislatori che non vogliono regolare i mercati finanziari2, afferma Romani in una nota. “Le vere criticita’ non sono state rimosse nonostante gli obiettivi fossero la tutela dei risparmiatori e la trasparenza. l’ennesima occasione persa. Cosi’ rischiamo altre crisi”, prosegue il segretario. “Per rendere efficace la tutela degli risparmiatori – spiega Romani – serve prima di tutto istituire una centrale Mifid in Consob, con un unico questionario valido per tutte le banche. Ogni cittadino verrebbe cosi’ censito per la sua propensione al rischio una sola volta e ogni innalzamento o anomalia del profilo sarebbero sottoposti a verifica. Con una simile previsione l’allarme sarebbe scattato subito nelle quattro banche risolte e nelle ex popolari venete”, specifica il leader sindacale. “La Consob – prosegue Romani – va resa responsabile anche della valutazione della rischiosita’ dei prodotti finanziari. Se l’intermediario resta libero di attribuire il proprio rating sara’ difficile evitare che vengano nuovamente destinate alla vendita come poco rischiose le obbligazioni junior di banche in crisi. Cosi’ pure, non va piu’ consentita una finestra temporale stretta per collocare l’intero stock, perche’ questa possibilita’ e’ palesemente in contrasto con l’obbligo di non sollecitare l’acquisto ai clienti”, aggiunge nella nota. “Infine si deve porre fine all’odiosa pratica attraverso la quale i dipendenti prima sono vessati e costretti alle vendite e poi vengono accusati di aver operato in modo sleale nei confronti della clientela. Per questo occorre permettere la presenza di esperti in rappresentanza dei lavoratori e delle istituzioni negli organi di compliance evitando il rischio che i controlli siano totalmente subordinati alle volonta’ aziendali, cosi’ come e’ necessario obbligare le banche a mettere a disposizione dei clienti una solida formazione per l’educazione finanziaria.»