Corriere di Arezzo, le controdenunce di dipendenti Bpel assistiti da First Cisl

“Caso Bpel, dipendenti contro i risparmiatori. Salgono a dieci le ‘contro-denunce’ in Procura”: è con questo titolo che il Corriere di Arezzo pubblica un ampio articolo a firma di Marco Antonucci in merito alle iniziative assunte da dipendenti di Banca Etruria, assistiti dal legale di First Cisl, Maurilio D’Angelo, nei confronti di chi li ha denunciati per truffa.

“Sono una decina le contro-denunce presentate da altrettanti dipendenti della vecchia Banca Etruria – scrive il Corriere di Arezzo – contro quei risparmiatori che li avevano denunciati per truffa. Altre documentazioni sono state depositate negli uffici della Procura ad Arezzo in queste ultime settimane, facendo salire appunto a circa dieci le denunce mirate a fornire agli inquirenti una chiave di lettura delle singole vicende diversa da quella che, in questi particolari casi, ha portato all’apertura dei fascicoli. Una novità che si inserisce in un quadro più generale che vede, proprio in queste settimane, iniziare i processi a carico di una quarantina tra direttori e impiegati addetti ai titoli della vecchia Bpel chiamati in causa dai risparmiatori per quegli investimenti poi finiti azzerati dal Decreto Salvabanche del 22 novembre 2015. Midif ‘taroccati’, operazioni che non dovevano essere effettuate visto l’approssimarsi del default di Via Calamandrei: molteplici aspetti diventati delle accuse attraverso quelle cinquecento e più denunce che nei mesi sono state raccolte negli uffici al terzo piano dell’ex Garbasso e passate sotto la lente degli accertamenti svolti dagli uomini del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Arezzo. Un quadro generale nel quale si inseriscono le controdenunce presentate dall’avvocato Maurilio D’Angelo, il legale del sindacato First Cisl che assiste alcuni tra i dipendenti della banca finiti sotto processo e che, in quella decina di casi segnalati alla Procura, avrebbe trovato delle falle nelle ricostruzioni: in qualche caso non era stato il dipendente chiamato in causa a far sottoscrivere l’acquisto di quei titoli; oppure ci sono alcuni casi di risparmiatori che, pur asserendo di non aver mai investito in questo tipo di titoli, sono in possesso di patrimoni che presuppongono delle buone conoscenze finanziarie”.

L’articolo del Corriere di Arezzo prosegue così: “Un contenzioso nel contenzioso che, ricorda lo stesso avvocato D’Angelo, ha visto recentemente un Gip del tribunale di Rovigo scagionare il dipendente di una banca, stabilendo che a questo non può ricondursi la responsabilità della vendita di prodotti finanziari che da altri devono essere controllati. Una sentenza importante, vista dal lato dei dipendenti, che sicuramente verrà portata all’attenzione dei giudici aretini chiamati a pronunciarsi nei processi per truffa aperti nei confronti di una quarantina di dipendenti della vecchia Banca Etruria”.