“Ci sono problemi di carenza di personale che rischiano di vanificare la visione strategica di UniCredit e di minarne l’efficacia. L’obiettivo di uscite previsto dal piano industriale è stato centrato, ma preoccupa che la banca sia in ritardo con le assunzioni, soprattutto nella rete di vendita”: è questo il commento di Pier Luigi Ledda, segretario nazionale di First Cisl, in relazione all’attuazione del piano industriale di UniCredit.
“Le uscite già effettuate o pianificate nel triennio – continua Ledda – sono ben 6532, di cui 2169 nel 2017, 3442 nel 2018 e 921 nel 2019. È vero che c’è una qualche disomogeneità sui territori, visto che le adesioni al fondo di solidarietà sono superiori all’80% del bacino potenziale al nord e sono invece comprese invece tra il 68% e il 74/% nel resto d’Italia, ma questo non giustifica le tensioni di organico che vengono scontate dalla rete di vendita. A luglio eravamo arrivati appena a 27 assunzioni sul totale delle 203 concordate per il 2017 nella struttura commerciale, mentre erano 91 su 226 quelle negli altri ambiti organizzativi. Troppo poche”.
“La nostra preoccupazione – conclude Ledda – è che questa situazione determini un’ulteriore escalation delle pressioni commerciali, vanificando i contenuti innovativi dell’accordo che sottoscrivemmo nel 2016, coerente con il protocollo nazionale sull’organizzazione del lavoro firmato in Abi nel febbraio di quest’anno. Come sindacato restiamo disponibili a impegnarci in maniera costruttiva per migliorare l’organizzazione del lavoro, con l’obiettivo di conciliare l’esigenza di aumento della produttività con la maggiore efficienza dei processi e il benessere dei lavoratori, ma occorre che il coinvolgimento e la partecipazione dei lavoratori siano resi effettivamente praticabili”.