Le trasformazioni del sistema bancario veneto, a farne le spese è l’occupazione

La Cisl di Verona ha promosso un incontro di approfondimento sulla realtà del mondo bancario scaligero e delle realtà del credito nel Veneto, con la partecipazione del segretario generale della Cisl veronese, Massimo Castellani, del segretario generale di First Cisl, Giulio Romani, e del presidente del Banco Bpm, avvocato Carlo Fratta Pasini.

“Il Veneto è la regione che più di ogni altra rappresenta le epocali trasformazioni e le drammatiche perturbazioni attraversate dal sistema bancario. I risparmi di molte famiglie sono stati depauperati dalla pessima gestione di alcune banche, eppure si è trovato il coraggio e la lungimiranza di far nascere proprio qui, a Verona, il terzo gruppo bancario italiano. Il finanziamento all’economia si contrae, ma esplode il numero di imprese che usano l’home banking. Cala la rete degli sportelli, ma aumentano i depositi. A raccogliere i cocci è il lavoro, con l’occupazione che continua a diminuire e anche a Verona abbiamo perso un numero altissimo di posti di lavoro”: è la fotografia che Giulio Romani, segretario generale di First Cisl, ha tracciato delle banche venete e del sistema bancario di Verona luce di una ricerca dell’ufficio studi del sindacato.

Fra dicembre 2009 e dicembre 2016 nella regione il numero degli sportelli bancari è calato del 17,8%, a fronte di ben 649 chiusure: nessun’altra regione ha subito una diminuzione così forte della rete bancaria tradizionale. A Verona la flessione è stata proporzionalmente di poco maggiore, con 134 chiusure, con un calo del 18,1%.

Cala anche il numero dei comuni veronesi serviti da almeno uno sportello, ancorché il numero delle piazze bancarizzate resti alto: a fine anno erano 90 su 98.

“Il risultato – commenta il segretario generale di First Cisl – è un nuovo calo dell’occupazione, destinato purtroppo ad accelerare, soprattutto con le previsioni di uscita di UniCredit e di Intesa Sanpaolo”.

“Gli accordi che abbiamo sottoscritto da gennaio a oggi, i piani industriali presentati in corso d’anno e gli annunci pervenuti portano intorno a 17.500 i nuovi esuberi decisi in Italia solo in questa prima parte del 2017. Un’ecatombe occupazionale, cui come sindacato abbiamo fatto fronte con responsabilità, utilizzando gli ammortizzatori di sistema e, nel caso delle popolari venete, anche l’intervento dello Stato” dice Giulio Romani, segretario generale di First Cisl.

Anche la provincia veronese ha pagato e pagherà un forte tributo. Negli ultimi sette anni Verona, che rappresenta più del 30% dell’occupazione bancaria veneta, ha perso ben 950 posti di lavoro nelle banche, con una flessione del 9,2%, scendendo dai 10.317 bancari di fine 2009 ai 9.367 di fine 2016. First Cisl stima ora che fra il 2017 e il 2019 siano altri 400 i lavoratori veronesi che usciranno dal servizio con i vari piani di esodo.

L’altra faccia della medaglia è quella della banca virtuale, dei canali alternativi, che continuano a crescere. In sette anni i contratti home di home banking delle famiglie veronesi hanno avuto un balzo del 62,7%, arrivando a fine 2016 al numero record di 560.355, mentre quelli per le imprese evidenziano un’ascesa del 37,5%, toccando quota 53.175. Di fatto, il mercato è saturo: ci sono 1,4 contratti di home banking per ciascuna famiglia e 0,6 per ogni impresa (ma va considerato che in genere le imprese unipersonali operano con home banking destinati alla clientela privata).

“Sono dati – commenta Romani – che confermano come l’innovazione dei processi organizzativi non porti a nulla se non c’è un forte investimento nell’offerta di prodotti e di servizi, che sono la leva necessaria per agire sul versante dei ricavi e per rilanciare la fiducia della clientela e anche l’occupazione del settore”.