“Le accuse di quegli obbligazionisti che, vistisi azzerati gli investimenti, hanno cercato un capro espiatorio nei lavoratori, facendo loro causa, si rivolteranno come un boomerang contro gli accusatori che hanno dichiarato il falso o hanno simulato reati inesistenti: la legge punisce la calunnia e la simulazione di reato”: non usano mezzi termini Riccardo Colombani, della segreteria nazionale di First Cisl, e l’avvocato Maurilio D’Angelo, legale del sindacato, nel presentare le due querele promosse da lavoratori di Banca Etruria imputati del reato di truffa, depositate oggi, 27 aprile 2017, presso il Tribunale di Arezzo, annunciando inoltre che “numerosi altri depositi di atti della stessa tipologia verranno effettuati nei prossimi giorni”.
“Tratto comune delle controdenunce depositate oggi – spiega l’avvocato D’Angelo, che assiste i lavoratori di Banca Etruria per conto di First Cisl – attiene alle dichiarazioni rese dai querelanti in ordine al rilascio del cosiddetto questionario Mifid. Dalle evidenze documentali, emerge che i clienti non rilasciarono tali questionari ai dipendenti oggi sottoposti a un ingiusto procedimento penale, come invece dichiarato dai querelanti, bensì ad altri lavoratori diversi mesi prima della conclusione dell’investimento. La circostanza è oltremodo rilevante anche alla luce del fatto che i questionari non furono oggetto di modifica, né prima, né contestualmente alla conclusione delle operazioni di acquisto o sottoscrizione delle obbligazioni subordinate. Pertanto, i lavoratori sottoposti ad azione penale, nei casi in commento non hanno influito in alcun modo nella determinazione del profilo di rischio degli investitori. In pratica, i supposti ‘artifizi e raggiri’, ossia quegli espedienti che per la norma penale costituiscono la modalità-presupposto del reato di truffa, consistenti, precipuamente, secondo le accuse rivolte ai lavoratori, nell’artata attribuzione di un profilo di rischio al cliente con l’intento di conseguire l’obiettivo di formale adeguatezza dell’operazione, sono inesistenti, in quanto non furono posti in essere dagli imputati”.
“I lavoratori che oggi hanno presentato le controdenunce – afferma Colombani – non hanno reagito a un’accusa ingiusta in una logica di contrapposizione di interessi privati, bensì hanno inteso servire l’interesse pubblico al perseguimento dei reati. Il ricorso massivo alla denuncia-querela contro i lavoratori da parte degli investitori azzerati lascia più di un dubbio sulle reali intenzioni dei querelanti. Potrebbe essere la formidabile tutela giurisdizionale del provvedimento di risoluzione emesso da Banca d’Italia, sostanzialmente inattaccabile davanti al giudice amministrativo, e l’incertezza riguardante l’individuazione del soggetto imprenditoriale chiamato a pagare i danni di eventuali casi di vendita fraudolenta, ad aver convinto molti investitori a valutare la costituzione parte civile nell’ambito dei procedimenti penali nella speranza di recuperare la somma originariamente investita a spese dei lavoratori, rei invece solo di aver eseguito le istruzioni aziendali in un contesto operativo e normativo che non consentiva loro di ovviare allo schema gestionale e procedurale predisposto dalla banca”.
“Uno squarcio di sereno nella tempesta, anche mediatica, scatenata contro i lavoratori di Banca Etruria e di altre banche in difficoltà – conclude Colombani – proviene dall’ordinanza di archiviazione da parte gip del Tribunale dell’Aquila, che rimarca gli aspetti assolutori che abbiamo esposto nei casi di Arezzo. Confidando in valutazioni improntante a serenità da parte dell’Autorità Giudiziaria, First Cisl continuerà ad assistere in ogni legittimo modo i lavoratori sottoposti a ingiusti procedimenti penali, con l’obiettivo di evidenziarne l’estraneità alle gravi accuse loro rivolte”.