doBank, business speculativo su npl rischioso per clienti e lavoratori

“La gestione dei crediti problematici è il business del momento, ma la più importante iniziativa italiana nel settore sta già mostrando i propri limiti, con il rischio di ricadute molto pesanti sui lavoratori e sulla clientela”: è il commento del segretario nazionale di First Cisl, Pier Luigi Ledda, in merito alla situazione di do Bank, società attiva sugli npl, i cui lavoratori scenderanno in sciopero lunedì 27 febbraio.

Complessivamente, doBank occupa in Italia più di mille persone, di cui circa 400 provenienti da Italfondiario e 650 dallo scorporo di Uccmb effettuato da UniCredit nel 2015. I poli con maggior numero di dipendenti sono Roma (600), Milano (170) e Verona (120).

“Dal lato delle tutele occupazionali – spiega il responsabile di First Cisl in doBank, Mauro Baciotti – a spingerci allo sciopero è l’inquietante silenzio aziendale sia sulle operazioni societarie che potrebbero veder passare 160 dipendenti a un’azienda neo costituita, sia sulle notizie che vogliono Fortress, attuale proprietaria di doBank, ceduta alla nipponica SoftBank. Dal lato professionale, invece, siamo preoccupati per la scarsa attenzione dell’azienda ai risvolti sociali della gestione dei crediti problematici. Se in Uccmb l’orientamento era quello di ricercare soluzioni il più possibile sostenibili per le imprese e le famiglie debitrici, oggi questo aspetto rischia di essere trascurato sull’altare del risultato economico di breve periodo. Si tratta di un approccio intollerabile, imposto ai lavoratori di doBank anche attraverso pressioni crescenti”.

Tutto questo ha portato le organizzazioni sindacali del gruppo doBank a dichiarare lo stato d’agitazione, che si concretizzerà lunedì 27 febbraio nello sciopero dei dipendenti e in alcune manifestazioni davanti alle principali sedi della società.