I dipendenti di Cassa Centrale dicono no al Focc, il fondo di occupazione a cui i sindacati confederali non hanno aderito. L’assemblea si è conclusa con 169 voti contrari, 17 sì e 4 schede sul totale di 217 dipendenti della capogruppo del credito cooperativo trentino.
Il fondo dovrà essere alimentato con la contribuzione di lavoratori e Casse per la gestione degli esuberi. L’iniziativa fin dall’inizio non ha mai visto il coinvolgimento di Fisac Cgil, First Cisl e Uilca del Trentino da sempre contrarie a questo strumento. “È la dimostrazione che quando si va da soli non si va lontani. Con il Focc si mette in campo un intervento generalizzato sul costo del lavoro che inizia con un periodo di contribuzione di cinque anni, e che potrebbe venire prolungato fino a renderlo strutturale e magari, esteso anche ad altre realtà, in un’ottica di Gruppo Bancario – fanno notare le tre sigle sindacali -. In un quadro di regole in cui è previsto che l’entità della contribuzione al Fondo per l’Occupazione possa variare, in aumento o in diminuzione, in relazione ai fabbisogni, è come considerare i trattamenti economici e normativi dei lavoratori flessibili, cui attingere in base alle necessità. Di fatto, trasferendo il rischio di impresa dalle Aziende ai lavoratori. E’ un’impostazione inaccettabile, che mina anche la tenuta del contratto nazionale”.
Per Fisac Cgil, First Cisl e Uilca del Trentino non è in questo modo che si creano le condizioni per fare solidarietà tra colleghi. “La solidarietà con il Focc non c’entra – rivendicano -. Con il meccanismo che è stato creato, in buona sostanza, le aziende che attivano il fondo esuberi (che abbiano o meno i bilanci in perdita) recuperano dal Focc più o meno quello che ci mettono (tra contribuzione ordinaria e straordinaria); qualcuna recupera un po’ di più, qualcuna un po’ di meno”.
E non aderire al Focc non equivale a rinunciare a gestire gli esuberi visto che esiste il fondo nazionale di solidarietà per le banche e che il governo, con l’ultima legge di Stabilità, ha stanziato 648 milioni di euro di sgravi, “accedendo ai quali si potrebbero soddisfare una buona parte delle necessità delle nostre casse”.
Per le tre sigle sindacali, inoltre, il ragionamento non può considerare anche la ormai prossima costituzione del secondo polo nazionale del credito cooperativo. “Sarà quella la dimensione con cui dovremo confrontarci, su tutti gli aspetti, anche contrattuali, una volta definiti gli assetti partecipativi”.
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