Il 1 maggio si celebra la Festa dei Lavoratori per ricordare le lotte del movimento operaio e le storiche conquiste di diritti fondamentali nel mondo del lavoro, a partire dalla fine del XIX secolo. La centralità del lavoro nella società venne riconosciuta dai padri costituenti nella Costituzione che gli dedica un terzo dei principi fondamentali, a partire dell’art. 1 che ci ricorda che la Repubblica è fondata sul Lavoro.
Le tematiche lavoristiche, per decenni centrali nel dibattito politico e pubblico, sembrano avere perso parte del loro interesse e vengono affrontate più nella loro dimensione quantitativa e da una prospettiva economica ed efficientistica, che sociale.
La tradizionale cornice istituzionale nella quale è ricondotta la discussione sul mondo del lavoro, che parte dalla creazione di posti di lavoro, dal mantenimento di adeguati livelli di produttività per garantirne la sostenibilità, dalla definizione di strumenti e tutele, sia in costanza del rapporto di lavoro che per i periodi di non lavoro, è oggi soggetta a nuove sfide, in scenari e contesti diversi e meno prevedibili.
La dimensione spazio-temporale è sempre meno definita con un rafforzamento della dimensione individuale legata spesso al raggiungimento di determinati obiettivi e un indebolimento del luogo fisico di lavoro quale centro di socialità, identità e aggregazione.
I salari in termini reali in Italia sono inferiori dell’ 8,7% rispetto al 2008, molti giovani emigrano, i lavoratori poveri aumentano, i “vecchi” problemi legati ai bassi tassi di partecipazione dei giovani e delle donne al mercato del lavoro e agli squilibri generazionali, restano.
I problemi di partecipazione e sostenibilità, sia previdenziale che del nostro sistema di welfare più in generale, sono amplificati dall’andamento demografico negativo.
In carenza di interventi strutturali nell’ambito delle politiche migratorie e sociali avremo tanti anziani e pochi giovani, quindi meno lavoratori. Molte imprese hanno già oggi difficoltà a trovare il personale per garantire continuità all’attività economica, quindi anche al lavoro.
Il livello di tutela della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro definisce il livello di civiltà di un Paese: è vergognoso che, ogni giorno, in Italia, tre persone perdano la vita a causa del lavoro. Non si tratta solo di attività preventiva, repressiva o di rispetto formale delle norme, ma di una questione culturale che dovrebbe interrogare tutta la società: di lavoro si vive, non si può morire.
Alla luce delle trasformazioni del mondo del lavoro che potranno essere determinate dalla diffusione dell’intelligenza artificiale e da nuovi modelli organizzativi, auspicabilmente in una logica partecipativa, la vera sfida sarà di garantire la centralità della persona nel lavoro e del lavoro nella società.
Non possiamo considerare questi valori come concetti astratti, residuali o “retorici”, ma obiettivi da perseguire, se vogliamo che il 1 maggio continui ad essere una Festa dei Lavoratori e del Lavoro.
Insieme possiamo farcela!
Buon 1° maggio.
Andrea Battistini
Segretario generale First Cisl Lombardia
Allegato: editoriale Battistini “1 maggio, festa dei lavoratori persona e lavoro al centro