E’ ancora 8 marzo

Una lettura del mondo del lavoro nell’era Covid ci dice che ad essere penalizzate di più dalla prima ondata della pandemia e dal lockdown primaverile sono state le donne, costrette a “tornare a casa” dopo decenni di lotte e di conquiste (parziali) in direzione opposta.

Le statistiche Istat sugli effetti sull’occupazione rilevano che nel secondo trimestre 2020 si sono contate 470 mila occupate in meno rispetto allo stesso periodo del 2019, con un calo del 4,7 per cento. In percentuale, dei posti di lavoro persi in tre mesi, 841 mila in tutto, quelli femminili sono stati il 55,9 per cento. Un bilancio pesante e destinato a peggiorare quando saranno sbloccati i licenziamenti, a giugno 2021.

L’impatto più negativo sul lavoro al femminile si è avuto nell’occupazione a termine (-327 mila lavoratrici, in percentuale -22,7% delle occupate), nel lavoro autonomo (bruciati 87 mila posti, il 5,1%), nelle forme part time (243 mila posti falcidiati, pari al 7,4% delle occupazioni a orario parziale) e nel settore dei servizi, in particolare quelli ricettivi e ristorativi (dove le donne alla data delle rilevazioni erano il 50,6% del totale) e di assistenza domestica (con la componente femminile pari all’88,1%).

Il timore dichiarato e, purtroppo, sottinteso è che molte altre donne saranno costrette a ridurre il proprio investimento sul lavoro, fino alla scelta di abbandonarlo, anche per via delle nuove restrizioni relative a determinate attività o alle chiusure scolastiche, in alcune regioni più stringenti rispetto al livello nazionale.

Il 2020 ha visto le donne gestire un sovraccarico di lavoro, familiare e professionale, senza precedenti. Da un lato sono state impegnate nell’attività lavorativa, dall’altro il tema della conciliazione si è imposto in maniera emergenziale con la chiusura delle scuole, sia per le tante mamme che hanno dovuto garantire la presenza nei luoghi di lavoro, sia per quante hanno potuto lavorare da casa.

E così la tendenza ad allontanarsi dal lavoro, rinunciando anche alla ricerca di un’occupazione, è cresciuta sensibilmente, con un incremento di 707 mila donne inattive tra giugno 2019 e giugno 2020, pari all’8,5 % in più. La riduzione maggiore dei livelli di partecipazione ha coinvolto le fasce giovanili (dai 25 ai 39 anni), dove la quota di donne che hanno figli da accudire e seguire è più elevata.

Molte delle nostre lavoratrici hanno avuto l’opportunità, attraverso accordi sindacali siglati nelle diverse aziende di poter lavorare da casa il cosiddetto smart working/lavoro agile. Tutto ciò è stato funzionale all’emergenzialità del momento e ha mostrato più di qualche controindicazione, di cui organizzazioni e politica dovranno tenere conto per rimettere mano a uno strumento che ha in sé molteplici potenzialità.

Nel settore assicurativo, che vede tutt’ora circa il 98% degli addetti lavorare in remoto, il 24 febbraio le OOSS e l’Ania hanno siglato un protocollo che fissa delle linee guida che configurino il lavoro agile come uno strumento che favorisca davvero il Work Life Balance e che tenga conto sia della produttività, sia dell’organizzazione dei tempi di vita e di lavoro delineate dalla legge 81/2017 sul lavoro agile. In quello del credito sono state tante le donne che hanno affrontato il rischio pandemico in prima linea nelle filiali – rimaste aperte durante tutto il 2020 con i pochi (a volte nulli) DPI messi a disposizione dalle aziende e con un’organizzazione a volte confusa delle turnazioni e delle chiusure – con professionalità, coraggio e determinazione, garantendo il servizio e la produttività delle nostre aziende.

Il momento emergenziale non è risolto tant’è che, da venerdì 6 marzo, la nostra regione è stata messa ancora in zona arancione rafforzato, dato il permanere di molti contagi e ricoveri in crescita, che dall’oggi al domani ci ha imposto di nuovo di riorganizzare le nostre vite. Situazione che ripropone la necessità di richiedere alle aziende, in attesa della firma del Decreto Sostegno con nuovi congedi che possano essere retroattivi, strumenti per poter conciliare la cura con il lavoro, in attesa della firma del Decreto Sostegno con nuovi congedi che possano essere retroattivi .

E proprio a tutte le nostre donne che si sono ammalate, alcune di esse hanno perso anche la vita, che sono guarite, che hanno curato, che hanno lavorato, che sono andate avanti spaventante, arrabbiate, ma non vinte rivolgiamo i nostri auguri per questo 8 marzo con le parole di una canzone di Fiorella Mannoia:

Per quanto assurda e complessa ci sembri la vita è perfetta

Per quanto sembri incoerente e testarda se cadi ti aspetta

Siamo noi che dovremmo imparare a tenercela stretta a tenersela stretta

A chi trova se stesso nel proprio coraggio

A chi nasce ogni giorno e comincia il suo viaggio

A chi lotta da sempre e sopporta il dolore

Qui nessuno è diverso nessuno è migliore.

A chi ha perso tutto e riparte da zero perché niente finisce quando vivi davvero

A chi resta da solo abbracciato al silenzio

A chi dona l’amore che ha dentro

Che sia benedetta

Per quanto assurda e complessa ci sembri la vita è perfetta

Per quanto sembri incoerente e testarda se cadi ti aspetta

E siamo noi che dovremmo imparare a tenercela stretta

A tenersela stretta

Che sia benedetta

 

Maria Assunta Bonfanti,

Segretaria First Cisl Lombardia con delega alle Pari Opportunità

All.:    “E’ ancora 8 marzo”