Intervento Romani – Congresso First Cisl Lombardia

Non performing loans, partecipazione, digitalizzazione del lavoro e area contrattuale. Sono questi gli argomenti principali affrontati da Giulio Romani nel suo intervento, all’apertura del Congresso della Lombardia, il primo come First Cisl.

Nell’attuale contesto economico-finanziario, affrontare la delicata questione legata alla gestione degli npl e, soprattutto, proporre una soluzione in merito diventa di vitale importanza. È necessaria, infatti, per rilanciare l’economia dell’intero Paese, perché senza credito le aziende operano in affanno e stentano a sopravvivere; per ridare fiducia ai mercati e ai clienti/consumatori; per risollevare i bassi livelli occupazionali a cui si è arrivati.

First Cisl, tenendo conto anche dell’esperienza positiva maturata da Sga – Società Gestione Attivi s.p.a – nella gestione dei “crediti deteriorati” dell’ex Banco di Napoli, che recuperò valori superiori alle previsioni delle sofferenze conferite, ha formulato una proposta che contempla il coinvolgimento di tutti gli stakeholders, dai lavoratori alle imprese e alle loro forme associative, dalle fondazioni bancarie alle banche stesse. Così come è stata concepita, la proposta prevede nei fatti la partecipazione dei lavoratori ai processi organizzativi e decisionali delle aziende. Un argomento che è sempre stato caro alla Cisl – fin dalla sua nascita, il 30 aprile del 1950 – una peculiarità del suo pensiero e del suo agire.

In merito alla digitalizzazione, che – come sottolineato da Romani – “ha smaterializzato il lavoro”, è evidente, anche all’intero del sistema finanziario, come questa produca i suoi effetti nella creazione di “nuovi lavori”, cosa che non sempre è sinonimo di nuova occupazione, anzi spesso succede il contrario. Questo implica che tanti bancari, protagonisti loro malgrado di continue riorganizzazioni e ristrutturazioni aziendali, corrano sempre più spesso il rischio di trovarsi a svolgere lavori non previsti in quell’area contrattuale, normata all’interno del vigente Contratto collettivo nazionale di lavoro del credito. È proprio alla luce di questa irreversibile realtà che diventa indispensabile rivedere i confini entro i quali inserire quei nuovi lavori, prodotti dalla digitalizzazione. Non è pensabile, né accettabile che due dipendenti, adibiti allo stesso impiego, percepiscano due diverse retribuzioni. Eppure è proprio quanto può accadere, ad esempio, agli addetti al call center nel caso in cui il ramo d’azienda in cui operano venga esternalizzato. E non si tratta di un rischio ipotetico, considerato che un simile caso non sarebbe neppure una novità assoluta.

Ancora una volta emerge, sempre più evidente, l’esigenza di rimettere al centro l’uomo e il suo lavoro. Questa è la sfida.

Partecipazione, il tema centrale al Congresso First Cisl Lombardia

 

Giulio Romani, nel corso del suo intervento, ha ripercorso la storia e le motivazioni per le quali, il 30 aprile del 1950, Giulio Pastore fondò la Cisl. Un sindacato confederale che nasce, con la lungimirante visione di come si sarebbe potuto evolvere il mondo del lavoro, con il preciso intento di promuovere la partecipazione dei lavoratori ai processi organizzativo/decisionali delle aziende in cui si trovano a operare, in antitesi al modello conflittuale – padroni/classe operaia – imperante in quel momento.

In questo solco, tracciato oltre 60 anni fa, si colloca l’accordo firmato con l’Associazione bancaria italiana, lo scorso 9 febbraio, su “Politiche commerciali e organizzazione del lavoro”. Protocollo in cui viene definito l’utilizzo del negozio della “bilateralità” quale strumento per garantire, in condivisone con l’azienda, corrette e sostenibili politiche commerciali.

Le riflessioni del segretario generale si sono poi incentrate sulla proposta First Cisl relativa alla gestione dei “non performing loans” – npl – ovvero su come risanare dall’interno il sistema del credito con la partecipazione di tutte le controparti interessate. Lavoratori, imprese del territorio e loro forme associative, fondazioni bancarie e banche stesse.

In conclusione, Romani ha sottolineato gli intenti del Sindacato: “vogliamo aprire una riflessione su quale sia il reale obiettivo del credito, che non può essere solo ottenere un rendimento finanziario, ma che deve invece produrre sviluppo, crescita e reddito sociale durevoli nel tempo”.