Banche, Colombani su Avvenire: il buyback fa felici gli azionisti ma frena gli investimenti in nuove tecnologie

“I buyback indeboliscono l’innovazione in banca” è il titolo con cui il quotidiano Avvenire pubblica una approfondita analisi del Segretario generale nazionale First Cisl, Riccardo Colombani. Di seguito l’intervento integrale:

La performance dell’indice Ftse Italia Banche, dal minimo del 14 luglio 2022 al 12 settembre 2025, è stata del 357%. Oggi la solidità delle banche è mediamente molto buona, ma il miglioramento dei coefficienti patrimoniali che abbiamo registrato è dovuto soprattutto alla riduzione dei rischi e non all’aumento del patrimonio. Gli eclatanti risultati economici delle banche, infatti, sono stati distribuiti a piene mani agli azionisti attraverso dividendi e buyback, questi ultimi da parte soprattutto di UniCredit e Intesa Sanpaolo.

Il riacquisto di azioni proprie e il successivo annullamento hanno prodotto un rialzo “meccanico” delle relative quotazioni azionarie. La performance delle banche a Piazza Affari ne è la prova. A parità di valore di mercato dell’impresa, visto il minor numero di azioni in circolazione, si determina infatti una crescita del prezzo unitario. E proprio l’annullamento delle azioni riacquistate non lascia dubbi riguardo all’obiettivo. È un meccanismo tanto semplice, quanto efficace. È esattamente per questo motivo che negli Stati Uniti d’America ormai i buyback sono una consuetudine. L’anno scorso le imprese americane quotate nell’indice S&P 500 hanno realizzato riacquisti per l’imponente ammontare di 942,5 miliardi di dollari, con un aumento del 18,5% rispetto al 2023. Ben 300 miliardi di dollari in più dei dividendi di competenza dello stesso anno.

Proprio per la rilevanza del fenomeno, negli Usa è stata introdotta un’accisa dell’1% sul valore dei riacquisti. Anche la Francia ha introdotto una disciplina fiscale ad hoc. È fisiologico che in Italia siano state formulate ipotesi in tal senso. Così come rientrano nella normalità le diverse posizioni dei partiti, anche tra quelli che sostengono il Governo. Senza togliere importanza al dibattito in atto, credo che sarebbe utile valutare e dibattere riguardo ad un effetto indiscutibile dei buyback: le risorse destinate a far crescere il valore delle azioni in beneficio dei detentori, e tra questi molti Ceo, privano l’impresa bancaria degli investimenti da realizzare nell’interesse di tutti gli stakeholder.

Nell’epoca della rivoluzione digitale sono necessari e indifferibili investimenti in nuove tecnologie, propedeutici a uno sviluppo dell’occupazione, a modelli di servizio di qualità superiore e a modelli distributivi inclusivi. Peraltro, gli investimenti in It (Information technology) rilevati dalla Cipa (Convenzione interbancaria per l’automazione) per l’anno 2023, così come per il ’21 e il ’22, sono stati più bassi delle spese correnti in It in tutte le aree tematiche e sono una frazione davvero molto bassa del totale degli attivi, anche nei gruppi bancari che non esternalizzano le attività di It. Il rapporto Draghi sulla competitività è imperniato sulla necessità di aumentare in misura molto significativa gli investimenti in nuove tecnologie, seguendo un disegno strategico che esalti le sinergie tra il soggetto pubblico e i soggetti privati.

In questa prospettiva, l’euro digitale rende necessaria una forte collaborazione tra la Bce e i sistemi bancari europei. La moneta di stato digitale non potrà essere utilizzata solo da chi è avvezzo all’utilizzo delle nuove tecnologie. Pertanto, le banche avranno la grande opportunità di essere veicoli di inclusione di tutti i cittadini, nell’interesse del Paese e dell’Unione europea. La posta in ballo è molto alta: dalla sovranità del sistema dei pagamenti digitali a livello europeo discende un supporto indispensabile alla stabilità del sistema finanziario, altrimenti a rischio, vista la legittimazione delle stablecoin negli Usa con il Genius Act, e il loro conseguente proliferare. È chiaro che le istituzioni politiche europee dovranno chiudere il cerchio con attività legislative coordinate, al fine di perseguire i descritti obiettivi.

L’analisi del Segretario generale nazionale First Cisl su Avvenire: