Colombani: per uscire dalla recessione democratica puntiamo su Europa e partecipazione

“C’è un legame profondo tra la recessione democratica che colpisce l’Occidente, a partire dagli Stati Uniti, e le grandi disuguaglianze economiche che derivano dal ruolo subalterno al quale il lavoro è stato relegato nelle nostre società. Di qui viene anche la questione salariale, particolarmente acuta in Italia: siamo l’unico grande Paese europeo dove i salari reali sono calati, mentre in Francia e Germania sono cresciuti in modo costante negli ultimi anni. Di sicuro, ha pesato la modesta crescita della nostra economia da troppi anni: anche per il prossimo anno le previsioni danno il nostro Pil sotto l’1%. Senza crescita le disuguaglianze sono destinate ad ampliarsi e la mobilità sociale si inceppa. In altri temini, chi nasce ricco diventa più ricco e chi nasce povero diventa più povero”. Lo ha dichiarato il Segretario generale nazionale First Cisl Riccardo Colombani nel suo intervento davanti al Direttivo First Cisl Roma e Rieti e al Consiglio regionale First Cisl Lazio.

“Si tratta di una situazione che mette a rischio la coesione sociale. Coesione che secondo il principio di differenza enunciato da John Rawls fa sì che le differenze economiche siano accettabili solo se anche coloro che si trovano in basso nella scala sociale ed economica ottengono dei vantaggi. Se ciò non avviene – ha proseguito Colombani – la sfiducia nella democrazia liberale e nelle istituzioni politiche diviene drammatica, come si vede dal livello elevatissimo toccato dall’astensionismo elettorale”.

“L’Europa è stata dipinta dal documento di Strategia di sicurezza nazionale elaborato dall’amministrazione Trump come un continente debole e decadente, addirittura a rischio di estinzione. Tuttavia la costruzione europea resta, nonostante le grandi difficoltà che la attanagliano, l’unica soluzione possibile, purché si faccia un passo avanti decisivo verso gli Stati Uniti d’Europa. È la proposta che la Cisl sostiene da anni e che ha dato vita al suo Manifesto per gli Stati Uniti d’Europa. Jean Monnet sosteneva che l’Europa si sarebbe forgiata nelle crisi, e che sarebbe stata il risultato della somma delle soluzioni trovate. Direi che questo è proprio il momento di trovare la soluzione a una crisi gravissima: è suonato il campanello dell’ultimo giro”.

“Se l’Europa è la risposta alla crisi politica ed istituzionale, la risposta alla crescita delle disuguaglianze ed alla subalternità del lavoro non può che consistere nella partecipazione. Non si tratta più solo di una proposta identitaria, ma di una legge che la Cisl ha avuto la forza di sostenere e far approvare dal Parlamento. Sappiamo che l’obiettivo fondamentale della partecipazione, fissato dalla Costituzione, è l’elevazione economica e sociale del lavoro, che non può essere considerata come un proposito effimero, ma va resa strutturale attraverso lo strumento della contrattazione, tanto a livello nazionale che nei gruppi. La legge sulla partecipazione ci legittima al conflitto in casi di mancato raggiungimento degli obiettivi anzidetti. Siamo un sindacato responsabile, non antagonista, ma sappiamo anche che in talune circostanze, come abbiamo dimostrato nel nostro settore, prendendo decisioni forti ma coerenti, aumentano significativamente le retribuzioni, migliorano le tutele e il sindacato acquisisce forza”.