Findomestic Banca, i sindacati su pressioni commerciali, reperibilità It e job posting

Riportiamo il comunicato delle Segreterie organo di coordinamento di Fabi, First Cisl, Fisac Cgil e Uilca in Findomestic Banca

Dove stiamo andando?

Martedì scorso abbiamo incontrato la responsabile del canale clienti, come previsto dall’accordo sottoscritto a ottobre dello scorso anno, per fare il punto sullo stato di avanzamento del piano di riorganizzazione delle agenzie e sul rilascio progressivo del flexible working.

Per quanto riguarda il processo di chiusura delle agenzie, affidato a Bnl, ci è stato riferito che non ha funzionato e le procedure aggiornate hanno ulteriormente dilatato i tempi: le nuove chiusure sono previste solo tra gennaio e aprile 2026. Qualsiasi siano state le motivazioni, l’azienda ha perso di credibilità. Credibilità che è andata scemando anche per la scelta di introdurre in modo frettoloso applicativi che dovevano essere perfezionati unitamente alla carenza di coordinatori (5 agenzie su 7 ne sono prive) e all’assenza di piena autonomia gestionale: tutte situazioni che hanno aggravato le condizioni di lavoro creando precarietà nel personale e difficoltà operative. Solo di recente alcune criticità sembrano attenuarsi, ma i problemi di disorganizzazione e scelte errate della direzione hanno già avuto effetti negativi sui risultati dell’anno.

La situazione quotidiana è aggravata da un controllo asfissiante sui dati numerici, da pressioni commerciali sempre più invasive e da incidenti operativi rilevanti.

È inaccettabile che la responsabilità del ritardo sugli obiettivi venga scaricata sui lavoratori, etichettati come “pigri” o “resistenti al cambiamento”.

Si continua inoltre a ignorare il “lavoro sommerso” svolto quotidianamente in ogni agenzia: attività non riconosciute e non misurate, ma essenziali per il corretto funzionamento del canale. L’ossessione aziendale per i risultati numerici non tiene conto dell’importante attività svolta dai lavoratori con la clientela, fondamentale per un’azienda che dichiara di porre il cliente al centro.

Purtroppo, sono riemerse pratiche gestionali che l’Accordo sindacale sulle politiche commerciali avrebbe dovuto eliminare.

Abbiamo quindi denunciato il mancato rispetto di principi sottoscritti dall’azienda, volti a garantire un ambiente di lavoro sano e non vessatorio, in particolare:

  • Responsabilità indebite: a coordinatori e consulenti viene richiesto di rispondere del raggiungimento di obiettivi o addirittura della definizione dei piani d’azione che competono esclusivamente ai livelli manageriali. Si tratta di una pressione ingiustificata, in aperto contrasto con l’Accordo e con la metodologia sulle politiche commerciali, che vieta qualsiasi forma di responsabilizzazione impropria o richiesta di performance non coerente con il proprio ruolo.
  • Valutazioni intermedie: i colloqui di valutazione intermedia, così come gli “about me” utilizzati come strumento di minaccia riempiendoli di segnalazioni negative, non possono basarsi esclusivamente su dati numerici. Devono considerare anche le caratteristiche personali e professionali e, soprattutto, la prestazione complessiva del lavoratore. Ignorare questo principio trasforma le valutazioni in strumenti di pressione commerciale, in contrasto con le tutele previste dall’accordo.
  • Gestione dei dati di performance: i dati sulla performance individuale sono di esclusiva pertinenza del manager, che può condividerli con figure intermedie solo in forma parziale e limitata, esclusivamente per esigenze organizzative. La trasmissione sistematica e completa di queste informazioni ai coordinatori rappresenta una violazione dell’Accordo, trasferendo su figure non manageriali responsabilità e compiti che non rientrano nelle loro attribuzioni.

Questi comportamenti, sommati tra loro, delineano un quadro che contraddice lo spirito e la lettera dell’accordo aziendale: una intensificazione delle pressioni commerciali camuffata da gestione ordinaria, che scarica sui lavoratori responsabilità organizzative e strategiche totalmente estranee al loro ruolo.

Rivolgersi direttamente con mail reiterate a coordinatrici e coordinatori da parte della direzione non è corretto perché creano confusione e non rispettano la filiera e le gerarchie!

Ribadiamo che il rispetto dell’Accordo sulle politiche commerciali non è facoltativo: è un impegno formale dell’azienda e un presidio indispensabile per tutelare dignità, professionalità e qualità del lavoro. Segnaleremo ogni violazione e continueremo a vigilare affinché tali pratiche vengano definitivamente rimosse.

Va detto senza mezzi termini: non si possono ottenere risultati elevati imponendo metodi autoritari e cercando sempre un capro espiatorio. L’attuale modello gestionale scarica sulle persone responsabilità che non spettano loro, creando stress, paura e demotivazione. Non servono visite “a sorpresa” di figure apicali né giudizi basati su ricordi o percezioni soggettive: serve un accompagnamento concreto, trasparente e coerente, che valorizzi le competenze e tenga conto delle reali condizioni operative.

Abbiamo inoltre denunciato alla direzione che non c’è spazio per un ulteriore aumento di attività come invece è avvenuto negli ultimi tempi con il significativo aumento degli “Ok St”, mentre per la gestione delle liste Kyc, questo tipo di attività verrà limitata ai clienti diretti con una gestione centralizzata degli arretrati, come è giusto che sia.

Sul flexible working, siamo all’ennesimo annuncio: l’azienda ribadisce l’estensione progressiva, ma dopo così tanti rinvii l’unica certezza è che i lavoratori sono stanchi di promesse non mantenute.

Registriamo infine un dato positivo, benché insufficiente: la stabilizzazione di 10 colleghi a tempo determinato nel canale diretto. Ma il fabbisogno reale è ben più ampio, e riguarda tutto il perimetro aziendale. Stabilizzazione, inoltre, non significa purtroppo aumentare il numero dei collaboratori!

Reperibilità It

Siamo finalmente arrivati a sviluppare un confronto con le Risorse umane (Hr) sulla “reperibilità” e sugli “interventi straordinari programmati”, attività che impattano sull’organizzazione del lavoro principalmente della Direzione Ii e che condizionano fortemente la conciliazione dei tempi di vista e di lavoro di gruppi di lavoratori coinvolti in queste attività. Siamo fiduciosi di trovare presto la quadra su un testo di accordo che consenta un equilibrio e una retribuzione adeguata a chi svolge attività fondamentali per il corretto funzionamento della banca. Limiti organizzativi dovuti principalmente alla limitatezza degli organici e le ristrettezze di budget sono i due principali fattori di difficoltà nel confronto, ma è arrivato il momento di normare queste impattanti attività, con un riconoscimento adeguato delle professionalità del personale coinvolto.

Job Posting

Siamo costretti a denunciare l’ennesimo passo falso nella gestione dei job posting che mette in discussione la credibilità dell’azienda.

Non bastava il personale spostato forzatamente da un’attività all’altra, non bastava vedere persone assegnate a ruoli ambiti senza job posting e senza alcuna chiarezza sui criteri di scelta: adesso si aggiunge una nuova, assurda pratica: job posting pubblicati, candidature raccolte… e annullati il giorno dopo, senza spiegazioni. Perché? Chi decide? Con quali regole? Nessuno lo sa. E questo silenzio pesa.

È legittimo chiedersi che cosa stia succedendo: c’è forse una guerra interna tra direzioni?

Dà fastidio che le candidature arrivino specialmente da direzioni dove il malessere è ormai evidente? E soprattutto: non era meglio chiarirsi ai vertici prima di mandare comunicazioni frettolose di annullamento ai lavoratori?

È ormai chiaro che la linea sarà quella di non fare più job posting per le posizioni funzionali per evitare che i colleghi di tutta la rete si possano candidare: chiediamo al Direttore generale, che in ogni riunione sottolinea l’importanza e la centralità dei ruoli operativi, di riflettere su una decisione scellerata come questa che non può che stressare ulteriormente il clima, soprattutto nelle agenzie, con le persone prigioniere di fatto del loro ruolo!

Cosa pensa il gruppo di queste scelte unilaterali e improvvise che, invece di puntare sulla comunicazione, sull’empatia e sull’ascolto attivo, finiscono per imporre soluzioni potenzialmente dannose per l’azienda stessa?

Così si mina ulteriormente la credibilità aziendale e si alimenta un clima di sfiducia e perplessità.
Un disegno che continua da tempo e che sta allontanando sempre più il personale dalla visione di azienda che vorremmo essere.

Firenze, 17 novembre 2025 

Le Segreterie organo di coordinamento di Findomestic Banca
Fabi   –   First Cisl   –   Fisac Cgil   –   Uilca


Il comunicato sindacale