Non diminuiscono i costi del credito consumo in Italia. Lo certifica l’analisi condotta dalla Fondazione Fiba di First Cisl su dati Bce e divulgata in occasione della Giornata mondiale dei diritti dei consumatori.
Il report viene rilanciato da varie testate giornalistiche. Ansa titola “First Cisl, anche in 2024 credito al consumo più caro in Eu”. Il lancio dell’agenzia nazionale di stampa viene ripreso da Msn, Zazoom, Tiscali News, La Sicilia, Gazzetta di Mantova, News24su24. Per AdnKronos “Credito: First Cisl, su quello al consumo in italia tasso al 10,75%, più alto della media”. Anche Avvenire fa notare che in Italia il credito è più caro. Simile l’impostazione di Dealflower: “Credito al consumo: l’Italia ha i tassi d’interesse più alti in Eurozona”. Borsa Italiana rilancia una nota de Il Sole 24 Ore Radiocor titolata: “Credito consumo: First, in Italia si pagano tassi interesse più alti”. Il titolo dell’Agi e del Quotidiano dei Contribuenti entra più nello specifico rimarcando che in Italia il tasso del credito a consumo è del 10,75% mentre in Eurozona è all’8,72%. Chiude la rassegna stampa Simplybiz che scrive “Fondazione Fiba: credito al consumo più caro in Italia rispetto all’Ue. Prestiti e mutui a confronto tra settembre 2023 e gennaio 2024”.
L’analisi di First Cisl sta ad evidenziare “che anche nel 2024 i tassi si confermano più alti rispetto alla media europea: comprare a rate nel nostro paese ‘costa’ il 10,75%, contro una media che nell’eurozona si attesta all’8,72%. Il Taeg (Tasso annuo effettivo globale a carico dei consumatori) in Italia è sensibilmente più elevato rispetto a quello delle altre grandi economie continentali: in Francia è al 6,58%, in Germania all’8,73%. Rispetto alla fine del 2023, a gennaio si registra ovunque un aumento, che risulta però maggiore in Italia, dove il Taeg è salito di più di mezzo punto in un solo mese (dal 10,16% di dicembre al 10,75%), molto di più dei modesti rialzi registrati in Francia e Germania”.
Dalla lettura degli organi d’informazione appare evidente che “i costi elevati non sembrano influire sulle dinamiche del credito al consumo. Secondo i dati della Banca d’Italia, al 30 settembre 2023, è proseguita la crescita pluriennale di quella tipologia di indebitamento: quasi 9 miliardi, con un incremento del 5,9% (158,5 miliardi nel 2023 contro 149,7 nel 2022), portando al 18% la quota di questi prestiti sul totale, rispetto all’11% della media europea. In tutti i piani d’impresa dei gruppi bancari italiani significant che hanno fornito indicazioni specifiche riguardo al credito al consumo, risultano previsioni di aumento percentuale significative dell’ammontare complessivo, spesso a doppia cifra, con maggiori ricavi quantificati più o meno in base all’attuale Taeg. Si ipotizza pertanto una sostanziale invarianza della proficuità del business, anche se la Bce si appresta a ridurre i tassi vista la veloce disinflazione in atto in tutta Europa verso l’obiettivo del 2%”. Per quel che riguarda i mutui va consolidandosi la tendenza alla diminuzione dei tassi d’interesse.
Le varie testate giornalistiche rilanciano le considerazioni del segretario generale First Cisl, Riccardo Colombani, che dichiara: “L’esame comparato delle dinamiche di aumento dei tassi effettivi globali applicati sul credito al consumo a livello europeo con i piani di impresa delle principali banche italiane evidenzia come questa tipologia di prestito, eventualmente corroborata anche con iniziative nel campo del Bnpl (Buy now pay later), sia considerata importante, almeno per la maggior parte dei gruppi bancari significant, per sostenere i proventi operativi. Anche in considerazione della predisposizione di parte del sistema bancario e finanziario a puntare sull’offerta di questa tipologia di credito, ci sono rischi di possibile sovraindebitamento per i consumatori, soprattutto per i percettori di redditi bassi”.
Nel concludere Colombani ribadisce la necessità di “monitorare con attenzione il fenomeno, anche perché la nuova direttiva europea Consumer Credit, che giustamente rafforza i presidi di tutela e trasparenza e garantisce un’apertura dei mercati che dovrebbe portare ai consumatori condizioni più vantaggiose, sarà operativa solo a fine 2026”.
Qui l’analisi condotta dal Comitato scientifico della Fondazione Fiba