Colombani su Avvenire: le banche condividano il valore con tutti i portatori d’interesse. Nel rinnovo del Ccnl chiederemo un aumento significativo dei salari

«Le banche ritornino a distribuire valore» è il titolo con cui Avvenire pubblica una lunga intervista del giornalista Pietro Saccò al segretario generale di First Cisl, Riccardo Colombani, sottotitolandone la riflessione: «Istituti italiani solidi più degli altri, ma finché si guarda solo all’utile non siamo al sicuro».

“Le turbolenze bancarie globali  – si legge su Avvenire – sembrano essersi placate dopo il salvataggio di Silicon Valley Bank e Credit Suisse. In Italia il temuto “contagio” si è visto solo in Borsa. «Se guardiamo i numeri, le banche europee sono solide, e quelle italiane sono posizionate anche meglio di quelle tedesche e francesi» dice Riccardo Colombani, segretario generale del sindacato dei bancari First Cisl, citando gli indicatori tecnici riguardanti depositi stabili, rapporto tra prestiti e depositi e liquidità pubblicati a gennaio dalla Banca centrale europea”. Segue il testo dell’intervista:

Possiamo dire che il sistema bancario italiano è al sicuro?

Questo senza dubbio. Se però mi chiede se siamo al sicuro per sempre qui si aprono riflessioni diverse, di carattere politico. Siamo preoccupati dell’assenza di limiti all’attività bancaria, che è all’origine anche di questa crisi, e più in generale della radicalizzazione dell’ideologia neoliberista dove ciò che conta di più per una banca sono gli interessi degli azionisti, ai quali si legano le incredibili retribuzioni raggiunte dai top manager anche nel nostro Paese. Si vuole la solidità del sistema attraverso la concentrazione in istituti sempre più grandi e patrimonializzati, ma ciò conduce alla ricerca di utili sempre più alti che vengono realizzati, da un lato, tagliando i costi e penalizzando lavoratori e risparmiatori, dall’altro assumendo rischi maggiori. Si finisce così per incoraggiare l’azzardo morale ed aprire le porte a nuove crisi.

L’intervista su Avvenire

Avete speranze di potere cambiare questo sistema?

Noi crediamo che il governo non possa abdicare alla tecnocrazia. Concretamente significa valorizzare la biodiversità bancaria sostenendo le banche piccole e medie e il credito cooperativo per favorire il legame con il territorio, senza pretendere concentrazioni forzate. Significa anche creare incentivi per il capitale paziente, che investe sulle banche con un orizzonte che non si ferma alla trimestrale. Significa poi condividere il valore con tutti i portatori di interesse: va in questa direzione la proposta di legge di iniziativa popolare sulla partecipazione avanzata dalla Cisl, che prevede anche l’azionariato diffuso dei lavoratori.

Come si traducono questi principi nella trattativa per il rinnovo del contratto dei bancari italiani?

C’è un dato impressionante tra i numeri pubblicati da Banca d’Italia: il costo del lavoro delle banche italiane nel 2021 era di 24,1 miliardi di euro, addirittura inferiore ai 26 miliardi del 2006. Quest’anno le prime quattro banche italiane distribuiranno agli azionisti tra dividendi e buyback 10,5 miliardi di euro. Quello che chiederemo assieme agli altri sindacati sarà un aumento significativo dei salari. Abbiamo assistito inoltre a una drastica riduzione dell’occupazione, ora siamo davvero al minimo e occorre un grande patto di rilancio.

Intesa Sanpaolo, la prima banca d’Italia, ha revocato il mandato sindacale all’Abi.

È un fatto inedito ma prendiamo comunque atto di quanto dichiarato dal ceo Carlo Messina, che ha manifestato l’intenzione di fare il meglio per i lavoratori. Presto assieme agli altri sindacati presenteremo la piattaforma unitaria da sottoporre alla valutazione dei lavoratori.

Sullo sfondo resta Mps, la banca storica in attesa di rilancio. Che cosa serve?

Abbiamo un governo con un orizzonte di legislatura. Su Mps è importante garantire una prospettiva: grazie alla responsabilità del sindacato e alla caparbietà dell’ad Luigi Lovaglio è stato completato un aumento di capitale importante. La banca produrrà utili significativi probabilmente già da questo trimestre. La sua integrità è un valore che non va disperso. Importante anche il dossier della Popolare di Bari: è necessario che il governo rilanci il progetto di una banca di investimenti per il Sud.

 

Qui l’intervista su Avvenire: