Mps, Colombani a Il Tempo: sindacato fondamentale per il successo dell’aumento di capitale

«Nonostante le avversità la ricapitalizzazione a Siena è riuscita. Anche grazie alla condivisione del piano con il sindacato, l’operazione di sistema consente di mantenere integra sul territorio la più antica banca del mondo». Il giudizio positivo sul successo dell’aumento di capitale di Mps è espresso attraverso un’intervista al quotidiano nazionale Il Tempo da Riccardo Colombani, segretario generale di First Cisl.

L’intervista del giornalista Filippo Caleri titola “Siena salva anche con il contributo di sindacato e lavoratori”, sottotitolando la posizione del leader dei bancari della Cisl per l’intero settore: “Va incentivata la biodiversità bancaria. Il nuovo contratto garantisca il diritto dei lavoratori alla disconnessione”. Segue il testo integrale dell’intervista a Colombani:


Come c’entra il sindacato nel dossier senese?

I sindacati hanno messo un tassello fondamentale con l’accordo che ha collegato la gestione volontaria degli esuberi e la patrimonializzazione dell’istituto.

Chi altri ringraziare?

In primo luogo l’ad Luigi Lovaglio e poi il Mef, che hanno organizzato una grande operazione di sistema con la partecipazione di molte fondazioni di origine bancaria.

Adesso che succede?

Si avvia la fase delicata di riorganizzazione e rilancio che rende necessario il coinvolgimento e la valorizzazione dei lavoratori, visto che si realizzerà con il 20% in meno di persone occupate. Quanto al titolo, nessuno può prevedere l’evoluzione del prezzo nel medio periodo: è probabile che oscillazioni violente come quella cui abbiamo assistito ieri si ripetano anche nei prossimi giorni. Non dimentichiamo che la capitalizzazione di borsa di Mps è bassa e questo può favorire la volatilità. Ciò nonostante, l’aumento di capitale, consentendo il recupero delle quote di mercato del credito alle piccole e medie imprese, ragionevolmente determinerà un aumento notevole del margine di gestione del denaro.

Passiamo all’economia italiana e al contributo delle banche. Il Pnrr può rappresentare una svolta?

È un’opportunità per un ridisegno strutturale del Paese che va realizzato con politiche che coinvolgano tutti i soggetti economici con modalità coordinate. Nell’era della banca-impresa sono indispensabili orientamenti forti da parte delle autorità creditizie e incentivi da parte del legislatore per politiche del risparmio e del credito che assicurino uno sviluppo forte e sostenibile dell’economia.

L’intervista su Il Tempo

Può essere d’aiuto la nascita del terzo polo bancario?

Nella prospettiva del Pnrr considero il dibattito sul terzo polo fuorviante. Il gigantismo bancario, voluto dalla politica e dalla tecnocrazia europea, e non ostacolato dalla politica nazionale sino ad oggi, ha conferito stabilità finanziaria ma anche determinato un calo dell’occupazione e la desertificazione dei territori che sta provocando forti problemi sociali ed economici, e politiche creditizie che hanno penalizzato le piccole e medie imprese non finanziarie. D’altra parte, nonostante risultati importanti e prospettive reddituali positive, la capitalizzazione delle banche più grandi si mantiene bassa, spesso ben al di sotto la metà dei mezzi propri. Credo si debba ripartire dalla centralità del sistema bancario che è stata di recente riaffermata: mi riferisco agli oltre 300 miliardi di prestiti garantiti dallo Stato erogati a sostegno delle imprese costrette dall’inattività forzosa dettata dalla pandemia. Un provvedimento lungimirante.

La soluzione di First Cisl?

Serve mettere da parte il gigantismo che sta diventando l’ossessione di alcuni banchieri. E invece incentivare la biodiversità bancaria. Non solo. Serve rilanciare il progetto di politiche creditizie per sostenere gli investimenti per il Sud attraverso lo sviluppo di Banca Popolare di Bari. In ogni caso servono anchor investor coesi intorno a progetti di rilancio economico e sociale delle banche.

Passiamo al vostro ruolo. Il contratto dei bancari a che punto è?

Siamo al lavoro con gli altri sindacati per definire la nostra piattaforma. Di sicuro ci sono due temi importanti: salario e sostenibilità. Sul primo serve focalizzare l’attenzione sulla tutela del potere d’acquisto ma anche sulla produttività del lavoro, che è mediamente molto elevata. Il rapporto cost/income di alcune big del sistema bancario è ben più basso della media dei competitor a livello europeo e il rapporto tra costo del lavoro e ricavi operativi è sceso in alcuni casi sotto il 30%. Ciò rende necessario un adeguamento salariale strutturale. Quanto alla sostenibilità è indispensabile una transizione digitale giusta, cioè che miri a gestire il cambiamento contemperando qualità del servizio e benessere organizzativo.

Un esempio?

Da molti anni il contratto collettivo sottoscritto con Abi concede ampie flessibilità orarie, con regole di applicazione chiare. Oggi siamo chiamati a gestire la rivoluzione digitale. Lo faremo avendo ben chiara la necessità di evitare l’individualizzazione del rapporto di lavoro e di garantire l’effettiva volontarietà dei dipendenti ad abbracciare nuove modalità di prestazione lavorativa. Una situazione che non può risolversi nel semplice processo di adesione del singolo.

Proposta?

Deve essere esigibile nel tempo il diritto alla sede fisica del luogo di lavoro, così come il diritto alla disconnessione. Insomma il tempo e lo spazio sono ancora i riferimenti del rapporto di lavoro che devono essere attualizzati sulla base delle esigenze di cambiamento dettate dalla trasformazione digitale.

 

Qui il pdf dell’articolo

Qui l’intervista de Il Tempo