Bankitalia, Colombani: bene Visco su risparmio e piccole imprese, serve un Fondo nazionale per l’economia reale

“L’economia italiana non ripartirà davvero se il risparmio non verrà investito nelle imprese, specie nelle piccole, da sempre sottocapitalizzate. È positivo quindi che il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco abbia segnalato questo problema. Nonostante i progressi conseguiti negli ultimi anni, che hanno visto triplicare il patrimonio dei gestori attivi nell’investimento in settori innovativi e negli interventi di rilancio aziendale specializzati nell’acquisto di titoli di piccole e medie imprese, l’Italia è ancora indietro rispetto ai principali partner europei: solo il 5% delle risorse complessivamente amministrate dai fondi prende la strada delle imprese nazionali, contro il 14% della Germania e il 34% della Francia. Per colmare questo gap First Cisl ha proposto di istituire un Fondo nazionale nell’economia reale alimentato dal risparmio degli italiani e gestito con forme di partenariato pubblico-privato. Le banche vanno incentivate sul piano fiscale ad adottare modelli di servizio coerenti con questo obiettivo, a cominciare da un modello di consulenza aperto, non limitato ad un numero ridotto di strumenti finanziari come avviene oggi. Anche i risparmiatori vanno incentivati attraverso la garanzia integrale del capitale investito, con limiti temporali e di ammontare definiti ex ante”. Lo ha dichiarato il segretario generale di First Cisl, Riccardo Colombani, commentando le Considerazioni finali del governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco.

“Per sostenere la ripartenza del Paese, inoltre, è fondamentale che le banche rimettano il credito al centro del loro modello di business e che la politica crei le condizioni perché ciò sia possibile. Il modello oggi dominante – ha aggiunto Colombani – è quello originate to distribute, concepito per trasferire i rischi fuori dal sistema. Dobbiamo tornare al modello tradizionale originate to hold, in cui la filiera del credito è tutta interna agli istituti. Solo in questo modo – ha concluso – è possibile evitare il ricorso massiccio alla cessione dei crediti deteriorati, che rappresenta una grave minaccia sia per molte aziende che per la società nel suo insieme, e valorizzare, attraverso la formazione continua, la professionalità delle lavoratrici e dei lavoratori delle banche”.