Nel 2021 chiuse altre 8 filiali in provincia e i lavoratori bancari scendono per la prima volta al di sotto delle 800 unità. Lo riporta il sito di First Cisl Liguria
Nonostante il perdurare della situazione pandemica, nel 2021 le banche in Italia hanno ripreso a “correre” con un significativo aumento dei proventi operativi e il miglioramento della qualità del credito grazie ad una sempre minore incidenza degli Npl rispetto al totale crediti. È quanto emerge dalla recente analisi effettuata dall’Ufficio studi di First Cisl nazionale, che ha preso in esame i risultati licenziati dai primi cinque gruppi italiani (Intesa Sanpaolo, Unicredit, Banco Bpm, Mps e Bper) per l’esercizio 2021. Lo stesso studio evidenzia l’ulteriore calo del valore cost/income (rapporto costi/ricavi) influenzato dalla riduzione di circa 8.300 dipendenti bancari e la chiusura di oltre 1.600 sportelli.
In questo contesto di costante contrazione di tutto il settore creditizio, la provincia della Spezia non fa eccezione ed anche nel 2021 fa registrare una significativa decrescita. L’annuale monitoraggio del comparto finanziario spezzino, effettuato tramite l’Osservatorio sul credito del coordinamento spezzino di First Cisl Liguria, rileva infatti nell’anno trascorso la diminuzione di 22 dipendenti bancari e la chiusura di 8 filiali.
Succursali bancarie
Nel 2021 in provincia della Spezia sono state chiuse 8 filiali bancarie, sulle 42 chiuse complessivamente in tutta la regione Liguria.
Banco Bpm è la realtà che ha contribuito maggiormente a questo saldo negativo, abbassando la saracinesca in ben 4 succursali sulle 11 presenti in provincia, dismettendo le agenzie di Piazzale Kennedy alla Spezia, di Sarzana, di Ceparana (Bolano) e di Deiva Marina.
Altre 3 chiusure sono riconducibili alle ricadute dell’operazione di fusione per incorporazione di Ubi Banca attuata da Intesa Sanpaolo nel corso dello scorso anno, a seguito della quale sono state dismesse le filiali Ubi nei quartieri spezzini di Fossitermi e Migliarina e la filiale Isp di Sarzana, peraltro inaugurata da pochissimi anni.
L’ultima chiusura, sempre sulla piazza sarzanese, è da ricondurre alla decisione di Banca Monte dei Paschi Siena di dismettere, a dicembre 2021, il proprio storico presidio nella frazione balneare di Marinella, alla quale l’istituto senese era profondamente legato per essere stato per circa 70 anni proprietario dell’area agricola di oltre 500 ettari meglio conosciuta come Tenuta di Marinella.
Pertanto solo 95 filiali bancarie rappresentano oggi l’intera realtà creditizia spezzina, il numero più basso mai raggiunto almeno dal 1995 ovvero da quando First Cisl ha creato il suo Osservatorio locale sul credito, per la prima volta scese sotto la soglia simbolo delle 100 unità.
Se si considera poi che tra le 95 succursali attualmente autorizzate da Banca d’Italia ad operare in provincia una dozzina, di fatto, non sono contabilmente autonome, bensì agiscono come semplici “satelliti” della filiale a cui fanno riferimento, sette non operano ad attività piena, ma si limitano al business in cui sono specializzate (crediti personali, private, corporate, etc) e che uno sportello, pur avendo mantenuto le autorizzazioni di Bankitalia e risultando nei suoi archivi pubblici, è in realtà chiuso dal 2019 (la filiale di Romito di Crédit Agricole Italia), la bancarizzazione effettiva del territorio risulta ancora più ridotta.
Dipendenti bancari ed esattoriali
I lavoratori dipendenti delle aziende bancarie in provincia sono diminuiti in un anno di 22 unità, scendendo da 808 a 786.
Allargando poi, come di consueto, il monitoraggio al settore contrattualmente affine della Riscossione Tributi, dobbiamo purtroppo rilevare l’ulteriore perdita di 5 posti di lavoro all’interno dell’unico concessionario rimasto in provincia per quell’area contrattuale, l’Agenzia delle entrate-Riscossione, che ha portato l’organico a 27 occupati, numero destinato inesorabilmente a scendere se, come sta accadendo ormai da oltre 10 anni, l’azienda non darà corso ad un piano di nuove assunzioni.
Il numero globale dei lavoratori del settore “finanziario” è sceso pertanto a 813, dato che rappresenta come negli ultimi 5 anni nella provincia spezzina si siano dispersi oltre 150 occupati (erano 965 nel 2016).
Questo dato, che per l’ottavo anno consecutivo resta ben sotto il livello del migliaio, è anche un chiaro indicatore delle difficoltà in cui versa la nostra economia ed il nostro contesto lavorativo in provincia.
Esaminando i dati disaggregati per singole aziende, si osserva che quattro banche hanno incrementato il proprio personale.
Si rileva infatti l’aumento di un addetto a testa in Credem, Bnl e nella Bcc Versilia Lunigiana Garfagnana. Confrontando invece i dipendenti di Intesa Sanpaolo rispetto a quelli complessivi dell’anno precedente considerando anche Ubi, nel 2021 l’istituto milanese risulta essere la banca che registra il più alto incremento di personale in provincia con 5 addetti in più.
In altri 5 istituti di credito si è invece verificata una diminuzione: un dipendente in meno rispettivamente per Bper e Banca Popolare Sondrio, 3 in Carige, 9 in Banco Bpm e ben 17 in Crédit Agricole Italia.
Così come avviene purtroppo da diversi anni, è l’istituto transalpino ad avere l’impatto maggiore sul calo dei bancari in provincia nel corso del 2021, in particolare tra gli occupati negli uffici della ex Direzione Generale della Cassa di Risparmio della Spezia di Palazzo Biassa, già drasticamente calati e destinati inevitabilmente ad “estinguersi” nel giro di pochi anni alla luce della totale mancanza di turn-over.
Rispetto alla fotografia di inizio 2019, prima della incorporazione della ex Cassa di Risparmio, il numero di occupati di Crédit Agricole in provincia è sceso già di 65 unità.
Le sei restanti aziende bancarie presenti in provincia, Unicredit, Mps, Banco di Sardegna, Che Banca!, Deutsche Bank e Banca Passadore, non hanno infine evidenziato alcuna variazione di organico.
Gruppi bancari
Un anno, contrassegnato alla Spezia da un ulteriore restringimento dei livelli occupazionali e del numero degli sportelli, si è comprensibilmente riverberato con segno negativo anche nei riguardi dei gruppi bancari.
Il raffronto degli organici locali dei gruppi bancari nell’arco di un anno segnala 6 situazioni negative, 4 condizioni positive e 5 invariate.
Non si evidenziano d’altro canto cambiamenti notevoli nella graduatoria provinciale dei gruppi bancari presenti, eccezion fatta per il Gruppo Intesa Sanpaolo che, come era prevedibile a seguito della incorporazione di Ubi, balza dal 5° al 2° posto in “classifica” dietro Crédit Agricole che, nonostante il significativo calo, conserva saldamente il proprio primato.
Bancarizzazione della provincia
La provincia della Spezia, composta da 32 comuni, annoverava 215.887 residenti a gennaio 2021. Alla stessa data, la più recente disponibile sul sito dell’Istat, 59.236.213 era il totale della popolazione residente nei 7.904 comuni italiani.
Se si rapportano i numeri succitati con le 22.020 succursali bancarie che al 31 gennaio 2022 risultavano autorizzate ad operare in Italia, si evidenzia come la bancarizzazione spezzina superi ancora la media nazionale. Abbiamo infatti nella nostra provincia quasi una agenzia ogni duemila spezzini, cioè un indice di 0,44 sportelli ogni mille abitanti, mentre in Italia questo valore è 0,37. La conferma si ha anche nel numero medio di sportelli per comune (3), che alla Spezia, nonostante tutto, continua ad essere migliore del dato nazionale (2,8).
È interessante notare come la bancarizzazione spezzina si presenti assai diversificata sul territorio, sia analizzandola per singolo comune che aggregandola per bacino socio/economico.
Il dato più eclatante è che ben otto comuni, 7 nella Val di Vara ed uno nella Riviera, risultano del tutto sprovvisti di filiali bancarie. Si presenta poi assai disomogenea la distribuzione degli sportelli nei restanti 24 comuni. Con un indice di 2,61 filiali ogni mille residenti Vernazza, gioiello delle Cinque Terre, supera di gran lunga Castelnuovo Magra che, pur vantando una buona economia agricolo/artigianale, si conferma però fanalino di coda in questa classifica con 0,12 sportelli ogni 1000 residenti.
Anche nel riepilogo per distretti si nota come le aziende bancarie abbiano privilegiato l’investimento nelle località turistiche della Riviera. Questa zona, infatti, con un indice di bancarizzazione dello 0,94 possiede quasi uno sportello ogni mille abitanti, molto distante dallo 0,37 della Val di Magra, nonostante essa comprenda il più forte comprensorio produttivo della intera provincia, dove Sarzana, a causa delle 3 chiusure di filiali avvenute sul proprio territorio nel corso del 2021, fa registrare il calo più significativo anno su anno con la perdita di oltre un decimo di punto percentuale.
La Val di Vara (0,45) e il comune della Spezia (0,41) mostrano infine indici lievemente in calo ma comunque superiori al valore nazionale.
Scenario futuro
Con l’auspicabile fine della pandemia ed i primi segnali di ripresa del paese il 2022 si apprestava ad essere per le banche italiane un anno di svolta, dopo aver comunque dimostrato di saper ben resistere alle difficili condizioni determinate dal Covid. L’improvviso scoppio del conflitto in Ucraina e le sanzioni inflitte alla Russia rischiano però di avere effetti negativi per quelle banche italiane che negli anni hanno allargato il proprio business nell’ex Unione sovietica e che oggi hanno esposizioni significative verso quel paese, come Intesa Sanpaolo ma soprattutto Unicredit.
Senza dubbio anche questo 2022 rappresenterà per il settore creditizio un anno ancora contraddistinto da piani di razionalizzazione e accorpamenti di istituti bancari.
In tal senso l’operazione dal maggior impatto riguarderà l’ormai imminente incorporazione di Carige da parte di Bper che dovrebbe avvenire entro l’anno e che determinerà la fine della più importante ed antica banca ligure, dopo oltre 175 anni di storia. In attesa di tutte le verifiche da parte delle autorità di vigilanza a breve dovrebbe aver inizio l’iter per l’effettivo passaggio di Carige all’istituto modenese che, nel rush finale, ha prevalso rispetto alle ambizioni espansionistiche dell’altro importante Gruppo (franco) emiliano, Crédit Agricole. Dapprima avverrà l’aumento di capitale di 530 milioni di euro da parte del Fondo interbancario di tutela dei depositi, attualmente azionista di maggioranza di Carige con oltre l’80% del capitale sociale, dopodiché entro giugno, al prezzo simbolico di 1 euro, avverrà il passaggio del pacchetto azionario al fine di consentire a Bper di beneficiare della conversione delle Dta per perdite fiscali di Carige in crediti d’imposta. Si ipotizza poi per l’estate, a valle del “closing”, il lancio di un’Offerta pubblica di acquisto totalitaria per acquisire, al prezzo di 0,80 euro ad azione, il restante 20% dell’istituto genovese detenuto ad oggi da piccoli azionisti, Cassa Centrale Banca e Malacalza Investimenti.
Essendo altresì in previsione, dopo il perfezionamento dell’operazione di acquisizione, l’uscita del nuovo piano industriale riguardante entrambe le realtà, First Cisl Gruppo Carige e gli altri sindacati avranno il delicato compito di gestire le ricadute sui lavoratori di questa storica operazione al fine di non disperdere l’elevata professionalità acquisita dalle lavoratrici e dai lavoratori e, contemporaneamente, garantire i livelli occupazionali e sociali esistenti: da questo punto di vista la scarsa presenza di Bper in Liguria determina una certa complementarietà in regione delle reti territoriali delle due banche, elemento che il sindacato considera positivo alla vigilia della trattativa in cui sarà impegnato.
A seguito di questa operazione Bper potrebbe diventare la seconda realtà bancaria per dipendenti nella provincia spezzina, anche a seconda di quello che accadrà in Intesa Sanpaolo dove, a febbraio scorso, è stato presentato il nuovo piano industriale che prevedrà nei prossimi tre anni una fortissima spinta sulla digitalizzazione, la creazione di una nuova Banca Digitale con conseguente riconversione di 8.000 lavoratori e la chiusura di oltre mille filiali (un terzo di quelle attualmente presenti in Italia).
Pe quanto riguarda il principale istituto del territorio, Crédit Agricole Italia, il 2022 si annuncia come un anno di grandi manovre a seguito delle incorporazioni di Credito Valtellinese e Friuladria che andranno a completare il processo cominciato con l’acquisizione di Carispezia nel 2019 concludendo così il progetto di realizzare una “banca unica”. Tuttavia queste operazioni lasceranno sostanzialmente indenne il nostro territorio dove non è presente né Creval né Friuladria e con la conferma di Spezia quale sede della immutata Direzione Regionale Liguria.
Altra incognita a livello di settore è rappresentata dal Monte dei Paschi di Siena, ancora in mano per il 68% al Tesoro, il cui destino è ancora incerto dopo che è tramontato l’interesse di Unicredit.
Non fatichiamo ad immaginare un 2022 che ancora rappresenterà un anno di contrazione del settore con conseguenze che si riverbereranno anche sulla nostra provincia, in particolare per quanto riguarda il numero di occupati, anche alla luce dei piani di prepensionamento del personale che sono in corso o sono stati avviati indistintamente da quasi tutte le banche presenti sul nostro territorio.
La Spezia, 31 marzo 2022
First Cisl Liguria
Il report sul credito alla Spezia 2022
Banche e sportelli alla Spezia al 31 gennaio 2022