Care amiche, cari amici,
la ricorrenza del 1° maggio cade quest’anno in un momento segnato da una dolorosa incertezza: la tragedia della guerra è tornata ad allungare le sue ombre sull’Europa, mettendo a rischio non solo la sicurezza collettiva, un bene che ci eravamo abituati a considerare acquisito, ma anche la pace interna alle nostre società. Non c’è dubbio infatti che il protrarsi delle ostilità stia causando difficoltà impreviste sul versante economico e che il rallentamento della ripresa, sulla quale dopo la recessione provocata dalla pandemia tante speranze si appuntavano, porti con sé la minaccia di tensioni che vanno fronteggiate da tutti – governo e parti sociali in primo luogo – in modo responsabile.
Cgil Cisl e Uil hanno scelto Assisi per ricordare che vi è un legame inscindibile tra pace e lavoro, un legame che ha radici profonde nella tradizione sindacale italiana, che non ha mai circoscritto il proprio ruolo alla mera rappresentanza di interessi, benché largamente diffusi, ma ha sempre puntato a inserire questi ultimi in un cammino orientato alla giustizia sociale nel quadro delle libertà di una democrazia matura. Così è stato nell’immediato dopoguerra, quando il sindacalismo confederale ha fornito un contributo fondamentale alla Ricostruzione economica, morale e civile del Paese; così è stato anche nelle ore più buie della Repubblica, come negli anni di piombo, quando si è trattato di fare argine al terrorismo e tutelare le istituzioni dagli opposti estremismi che ne minacciavano la sopravvivenza.
Il 1° maggio ci offre però anche un altro spunto di riflessione. Dobbiamo partire da una domanda: le emergenze che si susseguono da anni sul piano economico e finanziario, aggravate dalla pandemia e dalle conseguenze della guerra russo-ucraina, sono scandite dal caso o hanno tra loro un minimo comun denominatore? Pur senza indulgere in letture dietrologiche o complottistiche, pur senza tralasciare le enormi differenze che affiorano tra questi eventi, non vi è dubbio a mio avviso che tutti siano segnati dal tratto comune di un sistema economico che, su scala globale come a livello nazionale, si rivela ogni giorno di più fonte di squilibri e diseguaglianze inaccettabili e ingovernabili.
Nella “Evangelii Gaudium” Papa Francesco ha usato un’espressione forte per smuovere le coscienze: “Questa economia uccide”, ha scritto, per denunciare un sistema che ha nel profitto il suo unico principio e concepisce deboli e sofferenti come scarti, di cui occuparsi occasionalmente attraverso iniziative filantropiche dalle quali non di rado traspare la cattiva coscienza e l’ipocrisia che ne sta al fondo.
Come antidoto a questa vera e propria idolatria Papa Francesco ci esorta a riscoprire i valori della condivisione e della comunione. Credo che l’unica strada possibile, se vogliamo curare le diseguaglianze e lasciarci alle spalle la cultura dello scarto, sia rimettere al centro la persona attraverso la partecipazione, alla quale abbiamo dedicato il nostro Congresso Nazionale. È la strada indicata dalla Cisl fin dalla sua fondazione per uscire dalla contrapposizione tra capitale e lavoro, una guerra di tutti contro tutti che, a fasi alterne, si combatte, con pochi vincitori e troppi vinti, dagli albori della Rivoluzione industriale.
Di questa guerra la finanza rappresenta il terreno decisivo. Per questo è venuto il momento di porsi l’obiettivo ambizioso di riformarne radicalmente il modello, che oggi vede al centro l’interesse dell’azionista, e costruirne uno nuovo, basato sulla partecipazione dei lavoratori e orientato alla democrazia economica. È possibile farlo sia aprendo le porte del capitale al lavoro, attraverso forme di partecipazione finanziaria volontaria, strutturata, ricorrente e incentivata, finalizzata a influenzare i processi decisionali delle imprese, sia mobilitando il risparmio in favore di una crescita sostenibile e inclusiva, facendolo affluire all’economia reale. Troverebbe così attuazione il disegno tratteggiato negli articoli 46 e 47 della carta costituzionale, un disegno che puntava, come spiegò uno dei suoi padri, Giovanni Gronchi, a garantire “la preminenza del lavoro”. Buon 1 maggio.
Roma, 29 aprile 2022
Riccardo Colombani, segretario generale First Cisl
Qui la lettera aperta del segretario generale First Cisl Riccardo Colombani