Le regole europee garantiscono stabilità ma impediscono di esercitare il credito con flessibilità. Va riconosciuta la biodiversità bancaria e assicurativa e servono nuovi modelli di servizio aperti alle esigenze dei territori e della clientela. Sull’occupazione bisogna investire, basta tagli
“Il credito deve tornare al centro del sistema bancario. Il modello che si è progressivamente affermato negli ultimi anni ha privilegiato la finanza per la finanza e messo l’interesse dell’azionista al di sopra di tutto, relegando l’economia reale ad un ruolo marginale. Le critiche che vengono rivolte agli eccessi rigoristici della regolazione europea sono condivisibili, come nel caso del calendar provisioning e della classificazione a default dei crediti, misure che puntano giustamente a garantire la stabilità del sistema, ma che riducono la flessibilità nell’esercizio del credito. Va detto però che le banche non hanno esitato a trarne dei vantaggi in termini di compressione dei costi, standardizzando le procedure e tagliando l’occupazione. Anche il processo di concentrazione, che punta a ridisegnare il mercato attorno a pochi grandi gruppi, sia bancari che assicurativi, è orientato in primo luogo alla stabilità. La riforma delle banche di credito cooperativo e la trasformazione delle banche popolari in società per azioni si inscrivono in queste linea di tendenza”. Lo ha dichiarato il segretario generale di First Cisl Riccardo Colombani nel corso della tavola rotonda “Europa tra regole e crescita: la sfida per banche e assicurazioni”, svoltasi nella terza giornata del congresso del sindacato.
“Così facendo si è innescato però un fenomeno di desertificazione dei territori e di restrizione dell’offerta di credito alle piccole imprese che – ha aggiunto Colombani – rappresenta una minaccia per il tessuto produttivo italiano. Riscrivere le coordinate della finanza sui principi di sostenibilità ambientale, sociale e di governance è un’esigenza avvertita dai governi di tutto il mondo e gli intermediari finanziari sono chiamati a svolgere un ruolo decisivo nell’orientare gli investimenti. Ma perché la sostenibilità non sia solo una bandiera – ha sottolineato Colombani – vanno corretti gli errori fatti in questi anni. Dobbiamo quindi riconoscere il valore della biodiversità bancaria e assicurativa, di modelli di servizio aperti alle esigenze della clientela e dei territori, di un’occupazione di qualità, vista come un bene sul quale investire e non come un costo da tagliare”.