Il credito lascia la Sardegna. I sindacati, la politica locale intervenga, subito un tavolo di discussione

“Le aziende di credito abbandonano la Sardegna”. Lo scrivono in un comunicato unitario le Segreterie regionali di Fabi, First Cisl, Fisac Cgil, Uilca, Unisin. Sul documento si legge che “a seguito di una comunicazione ufficiale del Gruppo Bper, siamo venuti a conoscenza dell’imminente chiusura di ulteriori 20 filiali operative del Banco di Sardegna. È l’ennesima mazzata che viene sferrata al nostro territorio regionale, già sofferente e penalizzato dalle precedenti decine e decine di chiusure. Si tratta di un vero e proprio attacco diretto alle nostre comunità locali, piccole e grandi che pure hanno contribuito alla crescita e al rafforzamento del Banco di Sardegna. Lo stesso sta accadendo con le altre aziende creditizie, piccole e grandi. Sullo sfondo si muovono le ombre dell’ennesima ristrutturazione, stavolta basata su un presunto “nuovo mondo” scaturito dalla diffusione del Covid 19”.

Le segreterie regionali delle organizzazioni sindacali attive in Sardegna evidenziano che “Unicredit ha ridotto l’organico all’osso al punto da avere una evidente difficoltà a sostenere la costante apertura delle agenzie. Intesa Sanpaolo ha chiuso molte sedi isolane e anch’essa fatica a reggere il passo con la costante e voluta riduzione del personale. Bnl è sotto il torchio di una enorme ristrutturazione che ridurrà in Sardegna sedi e numero dei dipendenti, per giunta con la vendita ad altre aziende di parte dei lavoratori. Monte dei Paschi di Siena ormai tiene aperte solo alcune sedi, perlopiù nei capoluoghi di provincia. E si potrebbe continuare a lungo. E si può continuare sulla stessa linea parlando delle altre aziende”.

“La cifra che unisce questi movimenti – rimarcano ancora i sindacati – è l’abbandono dei piccoli centri, quelli più bisognosi. Eppure, nulla giustifica un accanimento simile contro la nostra terra. Le agenzie sono tutte in attivo e i bilanci delle banche sono un inno all’opulenza. Possibile, ci chiediamo noi sindacati, che in un momento di così grandi guadagni si debbano tagliare via tutte le attenzioni al territorio?”.

Per Fabi. First Cisl, Fisac Cgil, Uilca, Unisin “è inutile riempirsi la bocca di ipotetiche banche del territorio, di banche di prossimità, quando l’unica cosa che pare muovere le lancette degli orologi decisionali continua ad essere il mero profitto e la capacità di creare dividendi per gli azionisti. In Sardegna si fa una buona raccolta del risparmio di genti abituate a conservare in vista di tempi duri, ma poi si fa fatica a investire in questa stessa terra. Si preferiscono le rotte delle grandi regioni del nord”.

“Tutto questo – prosegue la nota congiunta – è inaccettabile e siamo disposti ad avviare subito una stagione vertenziale sul credito in Sardegna, arrivando anche alla mobilitazione generale dei lavoratori, degli enti locali e di tutti quelli che hanno interesse a mantenere salda la presenza del credito in un territorio da cui fuggono tutti, depauperandolo e privandolo di qualsiasi punto di servizio al cittadino”.

La nota sindacale si chiude con la forte richiesta di un “intervento della politica, sia degli enti locali che regionale per aprire subito un tavolo di discussione e analisi approfondita della situazione, allo scopo di porre immediatamente un argine contro una deriva che rischia di trascinare la nostra isola in basso nella classifica della fruibilità dei servizi finanziari, proprio in concomitanza con l’arrivo dei fondi legati al Pnrr e alla possibilità di ravvivare il mercato del lavoro e sostenere aziende e famiglie”.

 

Il comunicato unitario delle Segreterie regionali di Fabi, First Cisl, Fisac Cgil, Uilca e Unisin