Retesole dedica la quarta puntata de “L’intervista speciale” al ruolo delle banche di credito cooperativo. Ospite del programma, condotto da Alessandro Basile, il segretario generale di First Cisl, Riccardo Colombani. Vari i temi affrontati: dalla riforma del settore del credito cooperativo del 2016 ai rinnovi contrattuali, dalla presenza delle Bcc nei territori alla gestione degli Npl, dalla necessità di preservare la mutualità alle nuove pratiche commerciali che rischiano di ricalcare quelle delle grandi banche, basate sull’incremento esasperato delle commissioni.
Sull’emittente umbra, Riccardo Colombani ha ribadito che le Bcc devono rimanere importante risorsa di quelle zone caratterizzate da un tessuto economico fatto di micro e piccole imprese.
L’intervista al segretario generale di First Cisl:
«Dal 2010 al 2020 le banche – ha spiegato il leader dei bancari della Cisl – hanno sostanzialmente debancarizzato il Paese tagliando drasticamente il numero degli sportelli attivi. Sul territorio nazionale si è passati da 33.633 a 23.481 filiali. La rete è stata falcidiata comportando anche la diminuzione di lavoratrici e lavoratori, usciti volontariamente dal mondo produttivo aderendo al fondo di solidarietà di settore».
Per avere un quadro esaustivo sull’importanza delle Bcc basta leggere il report di Cooperfirst, il settore di First Cisl che si occupa di cooperazione e che riporta cifre e dati puntuali. “Dal 1996 al 2019 il numero degli sportelli è cresciuto da 2.589 a 4.236, mentre nel periodo 2003/2019, i comuni italiani che hanno registrato la presenza di una Bcc, sono passati da 2.298 a 2.635. In correlazione con l’implementazione del numeri di sportelli, sono aumentate le persone occupate. Le lavoratrici e i lavoratori erano 25.183 nel 2003 arrivando a circa 29mila nel 2019. Nello stesso periodo sono aumentati sia il patrimonio (da 11,5 a 20 miliardi) che i soci (da 674mila a 1.320mila)”.
Tale evidente crescita “è coincisa con il graduale abbandono dei territori da parte delle grandi banche. Per colmare parzialmente questo deficit il ruolo delle Bcc è stato fondamentale, la loro quota di mercato tra le imprese minori è aumentata infatti del 24% nel 2019 dal 20,5% del 2011”.
In calo “lo stock complessivo del credito erogato dalle Bcc a tali realtà imprenditoriali, da 20 miliardi del 2011 a 14 miliardi del 2019”. Preoccupante l’incremento “delle commissioni nette sul margine di intermediazione, passato dal 20,3% al 30,7% nel periodo 2015/2019”.
“Il rischio – secondo il leader dei bancari della Cisl – è che si potrebbero determinare casi di vendita di prodotti/servizi non appropriati, snaturando il ruolo sociale e di vicinanza alle economie dei territori, svolto tradizionalmente dalle banche di credito cooperativo”.
«Stiamo stressando il rapporto tra banca e clientela – ha evidenziato ancora Colombani – e non è un caso che gli investitori privati stiano rinunciando ad investire in prodotti finanziari facendo crescere l’entità dei depositi bancari. Se tale schema permea pure le Bcc allora vuol dire che si snatura la realtà delle banche di credito cooperativo».
Nel corso dell’intervista di Retesole, il leader dei bancari della Cisl ha voluto anche riaffermare l’importanza della mutualità, cui devono ispirarsi le banche di credito cooperativo, nel rispetto dell’articolo 45 della Costituzione Italiana che recita: “La Repubblica riconosce la funzione sociale della cooperazione a carattere di mutualità e senza fini di speculazione privata. La legge ne promuove e favorisce l’incremento con i mezzi più idonei e ne assicura, con gli opportuni controlli, il carattere e le finalità. La legge provvede alla tutela e allo sviluppo dell’artigianato”.