Bcc in crescita anche in Piemonte. Colombani, bene la stabilità, ma la riforma va rivista. Video

Sono le Bcc a coprire i buchi aperti nei territori dalla ritirata delle grandi banche. Anche in Piemonte, dove si è tenuta mercoledì scorso la tavola rotonda organizzata da First Cisl Piemonte, dal titolo “Il Credito cooperativo tra Europa e coesione territoriale”.

All’evento – introdotto dal segretario generale First Cisl Piemonte Sandro Testa e dal segretario generale First Cisl Cuneo Luca Mellano, moderato da Paolo Grignaschi, responsabile del Network dirigenti Bcc First Cisl – hanno partecipato il direttore generale di Banca di Caraglio e della Riviera dei Fiori Giorgio Draperis, il direttore generale di Banca di Boves Ivano Pellegrini, il direttore generale di Bcc Pianfei e Rocca de’ Baldi Sergio Bongioanni.

L’intervento del segretario generale di First Cisl Riccardo Colombani:

Nel corso del suo intervento, il segretario generale First Cisl Riccardo Colombani ha sottolineato come “la riforma del credito cooperativo, varata nel 2016 e concretizzata nel 2019, si inserisce in un quadro europeo di profonda trasformazione del sistema bancario, conseguenza della crisi finanziaria che ha segnato quegli anni. L’esigenza di raggiungere una maggiore integrazione dell’area euro porta alla nascita dell’Unione bancaria europea con i suoi tre pilastri: vigilanza unica, risoluzione delle crisi bancarie, garanzia dei depositi. L’Italia è stata un banco di prova dell’applicazione della direttiva Brrd sulle crisi bancarie, ma la risoluzione delle quattro banche interregionali, nel 2015, ha dimostrato che potevano derivare effetti sistemici persistenti anche da istituti che rappresentavano solo l’1% dei depositi.  L’esclusione delle Bcc dalla risoluzione discende dalla legge perché manca l’interesse pubblico. Banca d’Italia autorizza la risoluzione solo se c’è ‘interesse pubblico’ che, evidentemente, per banche spesso molto piccole non c’è. Si poneva però il problema di come assicurare la loro stabilità. La riforma del 2016 è stata la risposta. Va detto che l’obiettivo della stabilità è stato centrato, ma anche che nuovi problemi si sono affacciati all’orizzonte per le Bcc. A cominciare dal mantenimento della propria identità, definita dalla prima parte dell’articolo 45 della Costituzione, che riconosce la  funzione sociale della cooperazione a carattere di mutualità e senza fini di speculazione privata”.

Dall’analisi dei dati, presentati da Giovanni Sentimenti del Comitato scientifico Fondazione Fiba, si evidenzia come l’intero sistema del credito (Abi e Bcc) nel 2000 operava tramite 28.194 sportelli (34.139 nel 2008), ridotti a 23.481 nel 2020.

Numeri in controtendenza rispetto a quelli del credito cooperativo, infatti, dal 2000 al 2020 il numero degli sportelli delle Bcc è cresciuto da 2.954 (pari al 10,48% del totale) a 4.204 (pari al 17,90%), mentre nel periodo 2003-2019 i comuni italiani che hanno registrato la presenza di una Bcc sono passati da 2.298 a 2.635, di cui in 650 costituiscono l’unica presenza bancaria.

I dati relativi al Piemonte riflettono l’andamento nazionale: gli sportelli del credito cooperativo sono aumentati a 190 (116 nel 2000), pari al 9,98% del totale nazionale contro il 4,95% del 2000 e il 4,40% del 1996. Di questi 190 sportelli, 120 sono in provincia di Cuneo, 52 in quella di Torino, 11 in quella di Asti, 5 in quella di Alessandria e 2 in quella di Verbania.

“Il mantenimento degli sportelli sul territorio – ha proseguito Colombani – è un segnale molto importante per riaffermare l’identità cooperativa, ma è soprattutto il modo di fare banca a fare la differenza, principalmente quando gli utili devono essere reinvestiti sul territorio. Quello che dobbiamo fare tutti insieme, parti sociali e aziende, è mantenere l’identità cooperativa. Che ciò sia di fondamentale importanza per il Paese lo dicono anche il Copasir, che ha definito le banche di credito cooperativo come un elemento di democrazia all’interno dell’intermediazione creditizia, e la Banca d’Italia, che con il governatore Ignazio Visco ha richiamato l’importanza di seguire il principio di proporzionalità per quanto riguarda la regolamentazione europea sulle banche più piccole.

Che le Bcc siano considerate significant, in quanto incardinate in un gruppo bancario, è un’evidente distorsione di tipo regolamentare che dovrà trovare diversa soluzione. E’ necessaria una revisione della riforma – ha concluso Colombani – che abbia come fine quello di mantenere saldi i principi fondanti del credito cooperativo, che continua a rappresentare una perfetta sintesi tra sfera sociale e sfera economica”.

In conclusione, il segretario nazionale con delega alle Bcc Pier Paolo Merlini, rivolgendosi ai direttori generali intervenuti all’evento, ha evidenziato come, dopo aver ascoltato le loro riflessioni, “il sindacato e la Cisl in particolare siano parte di questo mondo cooperativo, perché l’idea che ciascuna parte possa apportare la propria esperienza è fondamentale per costruire il futuro. Dobbiamo lavorare tutti assieme, sindacato e aziende, per essere protagonisti del cambiamento, ognuno con il proprio ruolo e con le proprie specificità. L’obiettivo finale è quello riaffermare e rafforzare l’identità e le peculiarità del cooperativismo, in ogni suo aspetto. E’ il momento che ognuno sappia prendersi la propria parte di responsabilità”.

Il video integrale della tavola rotonda: