Banche, ora quadri e dirigenti “pesano” di più. Colombani, la sfida è la formazione

Crisi e aggregazioni hanno modificato la mappa del lavoro. Cresce la percentuale delle alte professionalità sul totale dei lavoratori. Il Nord stacca Centro e Sud

Il processo di ristrutturazione delle banche, in corso da anni, ha modificato in profondità il perimetro occupazionale del settore e, al suo interno, il peso relativo dei diversi inquadramenti. In particolare cresce la percentuale dei quadri direttivi sul totale della popolazione bancaria. In dieci anni, dal 2008 al 2018, si è passati dal 36,9 al 41,5% (fonte: rapporto sul mercato del lavoro Abi).

Il succedersi delle fusioni e delle crisi bancarie ha inciso anche sulla distribuzione geografica. Il numero di quadri direttivi presenti oggi nel Settentrione (Nordovest 43,5%, Nordest 41,2%) è significativamente superiore a quello delle altre aree del Paese (Centro 40,9%, Sud e Isole 39%).

A restare stabile è invece la percentuale dei dirigenti. Anche in questo caso, tuttavia, si registrano alcune variazioni nella distribuzione territoriale. Regioni come Marche (da 1,2 a 0,3%), Veneto (da 1,9 a 1%) e Toscana (da 2,1 a 1,5%), anche a motivo della perdita dei centri direzionali di istituti coinvolti in processi di aggregazione, hanno visto una drastica riduzione della presenza della componente dirigenziale. In generale si può dire che anche qui si replica lo schema della concentrazione al Nord. In Lombardia, non a caso, si è registrata una crescita significativa (da 3,2% a 3,8%).

I dati sono contenuti nella presentazione svolta dall’Ufficio studi di First Cisl in occasione della riunione di Dirfirst, la struttura del sindacato dedicata a valorizzare le alte professionalità e i dirigenti.

Il processo descritto si inserisce in una tendenza di generale invecchiamento della popolazione bancaria (l’età media è passata da 42,5 a 47 anni) , che riguarda anche quadri direttivi (da 46, 2 a 50) e dirigenti (da 49,9 a 52,3). Ciò si spiega con il numero troppo basso delle assunzioni, una deriva che va fermata per consentire che le banche svolgano il loro ruolo al servizio della clientela, nell’interesse del Paese.

Gradualmente muta anche la composizione di genere. Nel 2018 le donne inserite nella categoria quadri sono risultate il 31,1% dell’occupazione femminile, erano il 25,4% nel 2008. Aumentano anche le donne dirigenti (dallo 0,5% allo 0,8%). Una dinamica ancora troppo debole, che First Cisl si impegnerà a rafforzare.

Per il segretario generale di First Cisl Riccardo Colombani “le dinamiche dell’occupazione all’interno del settore suggeriscono di adottare politiche sempre più mirate a tutelare quadri e dirigenti nell’esercizio delle loro responsabilità. Fondamentale – aggiunge – sarà investire sulla formazione e sulla riqualificazione professionale. Oggi le banche devono mettere al centro della loro missione il credito, non agendo solo sulla leva delle commissioni. Solo tornando ad esercitare il proprio compito, così come prescrive la Costituzione, le banche si metteranno al servizio del Paese e otterranno risultati in un’ottica di sostenibilità sociale. Ma per far questo avranno bisogno di quadri e dirigenti professionalmente orientati all’esercizio del credito e al servizio di famiglie e imprese. Questo cambiamento migliorerà l’utilità percepita dai lavoratori riguardo alla propria funzione sociale. La tendenza ad aderire in gran numero agli accordi che consentono di uscire volontariamente prima dell’età pensionabile rappresenta un elemento sui cui riflettere. Per questo pensiamo che sia necessaria una profonda revisione della cultura manageriale: il modello fordista basato sul controllo ossessivo – conclude Colombani – deve lasciare il posto ad un modello fondato sulla fiducia”.