First Cisl, le aziende nazionali scelgono Milano ma calano i posti nelle banche

“Una perdita di posti di lavoro nel settore bancario inarrestabile dal 2008, quando è scoppiata la crisi economica”. Questo l’attacco dell’articolo dell’edizione milanese de “Il Giorno” che analizza i movimenti di mercato generati dalla Brexit. Molte società finanziarie lasciano Londra ma non pensano a scegliere Milano privilegiando così altre città dell’Unione Europea dove trasferire le loro sedi. Andrea Gianni, autore del servizio, raccoglie le dichiarazioni del segretario di First Cisl Milano-Metropoli, Marco Berselli “Registriamo un continuo cambio di sede da parte di società che dal Regno Unito si trasferiscono in Ue e sono tenute a comunicarlo ai dipendenti delle filiali italiane. Finora sono andate quasi tutte a Dublino o Francoforte, secondo i dati in nostro possesso nessuna ha scelto l’Italia”.

“Il Giorno” passa in rassegna gli spostamenti: dalla giapponese Nomura a Merrill Lynch, dalla Bank of New York alla Bank of Scotland che ha predisposto un piano di chiusura filiali lasciando il nostro paese dove operano solo pochi dipendenti.

Il capoluogo lombardo rappresenta però un faro per le altre realtà aziendali italiane. “E un fenomeno che ha preso piede anno dopo anno – sottolinea Berselli – ci sono società del settore che scelgono di chiudere uffici in altre città italiane e accentrare tutte le attività a Milano, attirate soprattutto da infrastrutture e servizi”. “Un fenomeno – sottolinea il quotidiano lombardo – che, però, non basta per frenare l’emorragia di posti di lavoro nel settore bancario, con una discesa inarrestabile iniziata nel 2008. A dicembre del 2015, secondo i dati della Banca d’Italia, la Città metropolitana contava 47mila dipendenti negli istituti di credito. L’anno successivo sono scesi a 34mila, mentre a dicembre 2017 erano 39mila. Un trend che, nel 2018, non è cambiato. Un calo del 10% ogni anno, una media di 4.000 posti di lavoro bruciati ogni 12 mesi in un settore che un tempo era simbolo del posto fisso, che in molti casi si tramandava di padre in figlio”.

“Negli anni ci sono stati pesanti esuberi – continua Marco Berselli – e chi va in pensione non viene sostituito. Oltre alla crisi, giocano un ruolo determinante le nuove tecnologie, tra la diffusione sempre crescente dell’home banking, intelligenza artificiale e programmi in grado di svolgere funzioni prima affidate all’uomo. Chiudono sportelli in provincia, il “back office” è quasi sparito. A pagarne le conseguenze più pesanti sono dipendenti con più di 50 anni, che non riescono più a ricollocarsi e sono lontani dalla pensione”.