Barometro Cisl, crescita sì, maggior benessere no.

È uscito il nuovo numero del Barometro Cisl del Benessere-Disagio delle Famiglie, il bollettino a cura della Fondazione Tarantelli – Studi e Ricerche in collaborazione con REF Ricerche, che propone, attraverso l’elaborazione di statistiche e l’aggregazione di indicatori sintetici, una analisi economico-sociale della situazione delle famiglie italiane.

In sintesi i dati evidenziano che l’Italia cresce, ma ancora la crescita fa fatica a tradursi in un aumento del benessere delle famiglie. L’economia italiana è stata attraversata nel corso degli ultimi tre anni da una fase di ripresa, la crescita sta tuttora proseguendo, anche se nei primi mesi dell’anno si è riscontrato un passo più moderato.

Dall’Editoriale: “Si riscontra una ‘significativa’ asimmetria fra ripresa e benessere: nel corso della fase più recente, infatti, gli indicatori di attività economica hanno accelerato, mentre la dinamica di miglioramento del benessere delle famiglie si è quasi arrestata.All’origine della frenata del Benessere c’è il gioco combinato di alcuni fattori di carattere macroeconomico ed altri appartenenti alle politiche economiche ed alle innovazioni normative. In particolare, la graduale ripresa dell’inflazione, osservata lo scorso anno, si è sovrapposta ad una situazione di stagnazione salariale con effetti di compressione della crescita del potere d’acquisto dei salari e di freno alla crescita del reddito disponibile delle famiglie in termini reali. Il potere d’acquisto delle famiglie stenta a invertire la rotta per ragioni aggiuntive che chiamano in causa la politica di bilancio. Questa, dopo la fase del 2015-16 in cui è riuscita a mobilitare risorse a sostegno dei redditi delle famiglie (si pensi in particolare a misure come il bonus degli 80 euro) non è intervenuta ulteriormente.

Si è, inoltre, arrestata la fase di espansione dell’occupazione con contratti a tempo indeterminato associata agli sgravi contributivi che hanno inciso sulle assunzioni delle imprese nel corso del 2015, con riflessi sui livelli del 2016- 2017. La crescita degli occupati è rimasta complessivamente positiva anche nella fase più recente, ma le forme contrattuali di gran lunga prevalenti sono i rapporti di lavoro a termine”.

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