Un’ecatombe occupazionale, 17.500 esuberi già definiti nelle banche nel 2017

È un’estate pesante dal lato dell’occupazione per il mondo bancario italiano. “Gli accordi che abbiamo sottoscritto da gennaio a oggi, i piani industriali presentati in corso d’anno e gli annunci pervenuti portano intorno a 17.500 i nuovi esuberi decisi solo in questa prima parte del 2017. Un’ecatombe occupazionale, cui come sindacato abbiamo fatto fronte con responsabilità, utilizzando gli ammortizzatori di sistema e, nel caso delle popolari venete, anche l’intervento dello Stato” dice Giulio Romani, segretario generale di First Cisl.

“Non si può continuare così – aggiunge Romani – e soprattutto è ora di smetterla di pensare che il taglio del personale sia diretta conseguenza delle problematicità del credito o della digitalizzazione. Il vero problema è che le banche intervengono sui processi organizzativi senza investire su prodotti e servizi, che invece sono la leva necessaria per agire sul versante dei ricavi e per rilanciare la fiducia della clientela e anche l’occupazione del settore”.

Secondo l’analisi effettuata dall’ufficio studi di First Cisl, i numeri più rilevanti sono ovviamente quelli riferiti ai gruppi bancari maggiori. In febbraio è stato sottoscritto in UniCredit l’accordo per le uscite di 3.900 dipendenti aprendo l’utilizzo del Fondo di solidarietà di settore sino a 54 mesi. Nei giorni scorsi l’accordo raggiunto in Intesa Sanpaolo nell’ambito dell’operazione di integrazione delle banche venete ha esteso l’utilizzo del Fondo fino a 84 mesi per la prima tranche da 1.000 esuberi e a 60 mesi per le successive 3.000 uscite. Il nuovo piano industriale del Monte dei Paschi prevede 5.500 esuberi, di cui si andrà a discutere a breve con il sindacato.

In primavera sono stati firmati piani di uscita in Banca Marche (270 risorse), Carichieti (69) e Banca Etruria (20) propedeutici all’integrazione in Ubi. Con l’acquisizione delle tre good bank Ubi ha aggiornato il piano industriale, annunciando 1.318 nuovi esuberi, che si aggiungono ai 700 ancora da concordare come cifra residuale delle precedenti previsioni.

Il bollettino delle perdite occupazionali stilato dall’ufficio studi di First Cisl evidenzia anche l’accordo per 340 uscite sottoscritto in gennaio in Cariferrara, preliminare all’acquisizione della banca da parte di Bper. In febbraio, l’aggiornamento del piano industriale di Carige aveva individuato ulteriori 155 esuberi, che andavano ad aggiungersi ai 600 già preannunciati, ma ora nuove voci parlano di un possibile innalzamento fino a 900 uscite. Presso l’Istituto Centrale delle Banche Popolari Italiane è stato firmato in aprile un accordo per 340 uscite, altri 131 esodi sono stati concordati in maggio in CheBanca! La Popolare di Bari ha annunciato circa 500 tagli, mentre si attendono novità sul fronte delle Casse di Risparmio di Rimini, San Miniato e Cesena per le quali ha manifestato interesse Cariparma Crédit Agricole (a Rimini si stimavano a inizio anno 90 esuberi, 120-140 a San Miniato).

L’ufficio studi di First Cisl stima che il costo netto per il sistema bancario derivante da queste operazioni sia superiore ai 2 miliardi di euro, cui si aggiungono gli 1,2 miliardi messi a disposizione dal Governo per il salvataggio delle banche venete.

Infine, c’è l’incognita delle società non assorbite da Intesa Sanpaolo nell’operazione sulle banche venete. “Non vorremmo – conclude Romani – che a breve ci dovessimo trovare ad affrontare una nuova emergenza, quella dei 726 lavoratori delle società escluse dal perimetro acquisito da Intesa Sanpaolo. Serve dare urgentemente una risposta a queste persone, evitando che si ripeta quanto purtroppo già successo in altre situazioni di difficoltà irrisolte negli ultimi anni, quali Hypo Alpe Adria o le società satellite di Banca delle Marche”.