“Coltiviamo una cultura nuova per lo sviluppo del lavoro”. E’ questo il titolo del III Congresso nazionale First Cisl – il sindacato delle banche, assicurazioni, finanza, riscossione e authority – che si tiene all’Ergife Palace Hotel di Roma. All’assise congressuale, che si concluderà il 12 giugno, partecipano 500, tra sindacaliste e sindacalisti, provenienti da tutte le regioni italiane. Presente anche la delegazione First Cisl Sicilia.
I lavori sono stati aperti dall’articolata relazione del Segretario generale Riccardo Colombani . “Il risiko bancario-assicurativo – ha detto Colombani – ruota esclusivamente attorno all’interesse degli azionisti e dei top manager: lavoratori e clienti delle banche sono considerati soggetti marginali. Tutte le Ops fanno leva sulla riduzione dei costi, ad eccezione di una che prevede una prevalenza delle sinergie di ricavo. Non verrà creato valore per le imprese e le famiglie. Il sistema bancario italiano primeggia in Europa riguardo alla percentuale delle commissioni sugli attivi e al peso sul totale dei ricavi. È illusorio ipotizzarne una diminuzione con l’ulteriore concentrazione del sistema bancario. Il credito alle imprese non finanziarie continuerà a diminuire, dopo essere calato di 330 miliardi dal 2011 al 2024. Peserà, infatti, il multi affidamento. Comunque è sempre più evidente che le banche italiane preferiscono scommettere sul risparmio gestito, che offre ottimi guadagni, pochi rischi e libera capitale da destinare a buyback per pompare il valore delle azioni”.
“Riguardo alle lavoratrici e ai lavoratori -ha proseguito Riccardo Colombani -, tuteleremo le 104.595 persone occupate nelle banche coinvolte. Ma non possiamo limitarci alla volontarietà delle uscite attraverso il Fondo di solidarietà. La tenuta dei livelli occupazionali è insidiata anche dall’impatto dei sistemi di intelligenza artificiale. Tuttavia, come dimostrato da uno studio dell’Inapp, è alta la complementarietà al lavoro bancario, assicurativo e finanziario. Nuovi tagli sarebbero pertanto del tutto ingiustificati, anche perché il rapporto tra il costo del lavoro e i proventi operativi è sempre più basso”.
“Tuttavia, l’esperienza della perdita di 75 mila posti di lavoro in banca negli ultimi 20 anni, nonostante le quasi 40 mila assunzioni incentivate con i soldi del Foc, interamente finanziato dalle lavoratrici e dai lavoratori, e la strategia dilatoria adottata da Abi riguardo alla cabina di regia, rende necessaria la sottoscrizione di un Protocollo dell’occupazione, per la salvaguardia dei livelli occupazionali, per la tutela delle persone , per la riqualificazione professionale e per l’integrità psico-fisica delle lavoratrici e dei lavoratori. D’altra parte la composizione dell’occupazione nel settore bancario e finanziario è oltre l’allarme rosso: gli occupati under 40 sono solo il 24,6% del totale, contro una media dell’Ue del 40,1%. Serve – ha concluso Colombani – un impegno tangibile delle banche con la sottoscrizione del Protocollo dell’occupazione, non più solo encomi o garanzie verbali. Al contempo, va garantita la crescita delle retribuzioni, in un contesto di compensi dei Ceo che hanno spesso valori tra le 40 e le 60 volte la retribuzione media dei lavoratori della stessa impresa, con picchi ben oltre 100 volte. L’obiettivo può esser raggiunto anche attraverso la partecipazione, a cominciare da quella agli utili”.