La vera innovazione? La carriera delle donne nell’Hi-Tech

Le donne influenti nell’Hi-Tech influenzano positivamente l’opinione sulle donne in carriera.

La presenza femminile nel mondo hi-tech sta aumentando in maniera sensibile, ma è ancora episodica e limitata a ruoli secondari.

Nel 2015, oltre l’80% dei dipendenti della Silicon Valley era di sesso maschile: un dato “inquietante”, ma significativo. Qualcosa si muove e sempre più velocemente: la presenza femminile sta crescendo notevolmente, tanto che ai vertici di importantissime aziende internazionali hi-tech e digital, oggi troviamo figure femminili importanti che possono testimoniare storie di grande successo.

Le 5 signore della tecnologia che guidano questa importante rivoluzione di settore sono:

Sheryl Kara Sandber, Direttrice Operativa di Facebook

Susan Wojcicki, CEO di YouTube

Virginia “Ginni” M. Rometty, CEO di IBM

Jade Raymond, ex Managing Director di Ubisoft Toronto

Barbara Cominelli, Direttore Commercial Operations & Digital di Vodafone Italia

 

Molto interessante a questo proposito il punto di vista di Carolina Milanesi* .

Fino a oggi ho sempre resistito alla tentazione di scrivere qualcosa sulla realtà delle donne in ambito tecnologico e su quello a cui stiamo assistendo negli ultimi mesi. Qualche tempo fa, tuttavia, nel podcast radiofonico Download FM, mi è stato chiesto un parere sulle tante storie riportate ultimamente dalla stampa sul comportamento riprovevole di alcuni Ceo e delle ripetute accuse di molestie sessuali mosse nei loro confronti, dall’amministratore delegato di Uber a quello di 500 Startups. Non ho potuto tirarmi indietro: dopo tutto, sono nel mondo della tecnologia, sono una donna e ho un’opinione a riguardo.

 

Ci si aspetta di più dagli uomini nel mondo della tecnologia.  

Le donne si trovano quotidianamente ad affrontare discriminazioni, sciovinismo e molestie in praticamente tutti gli ambiti lavorativi. Molti pensano che questo non avvenga nel mondo tecnologico perché, a mio avviso, si presuppone che gli uomini di questo settore siano diversi, siano migliori. Migliori di quelli che gestiscono Wall Street e la Casa Bianca. Questa speranza è nutrita dal fatto che gli esperti di tecnologia maschi sono per la maggior parte ben istruiti, hanno viaggiato il mondo e a loro è stata affidata la costruzione del nostro futuro. Sono anche quasi sempre bianchi, autoritari e spesso con scarse abilità sociali quando si tratta di donne. Naturalmente ci sono eccezioni, ma rimangono, purtroppo, eccezioni.

 

Quando si comincia credere che il problema siamo noi e non loro.

Sono un’analista tech da 17 anni e nonostante abbia visto aumentare il numero delle donne nel settore della tecnologia, ancora mi esalto quando vedo che c’è la fila fuori dal bagno delle signore durante una conferenza tech. Faccio comunque sempre caso a quanto tempo ci vuole prima che una donna salga sul palco di una di queste conferenze. E mentre sembra che tutte le grandi aziende abbiano aumentato la presenza femminile sul palco, se si presta attenzione, si noterà che la maggior parte di loro si limitano a fare delle presentazioni ma non fanno parte della classe dirigente che conta.

Quando sono rimasta incinta di mia figlia, i colleghi sia maschi che femmine, mi hanno detto che le mie priorità sarebbero cambiate e che non mi sarei impegnata più così duramente. Un commento del genere me lo sarei aspettato dai miei colleghi maschi; è stata una delusione cocente scoprire come le mie colleghe si aspettavano che volessi lavorare meno. E che se non lo avessi fatto, questo mi avrebbe reso automaticamente una cattiva madre.

 

 

 

Telefoni rosa  

In molte occasioni, mi è stato detto che ero troppo emotiva, mi è stato chiesto se fosse “quel momento del mese”, mi è stato detto di farne due, di figli. Nelle riunioni i miei colleghi maschi hanno parlato costantemente sopra la mia voce o mi hanno interrotta un numero infinito di volte. Sono stata scambiata per la segretaria di un mio collega e perfino totalmente ignorata dopo aver commesso l’errore di servire il caffè a degli ospiti durante un incontro. Quando gli smartphone si sono affacciati sul mercato, mi sono vista recapitare telefonini rosa con uno specchio, presumibilmente per sistemare meglio il rossetto. Mi piacerebbe chiedere a Walt Mossberg se abbia mai recensito uno di questi cellulari rosa! Su Twitter, per aver fatto i complimenti a un attore per il lancio di un prodotto, mi è stato detto che ero lì lì per “lanciargli le mie mutande”. Sono stata la quota rosa nelle conferenze tech, e mi hanno invitata in una trasmissione radiofonica perché “il pubblico risponde meglio alle donne che parlano di tecnologia”. E l’elenco, ovviamente, continua.

Questo accade costantemente a moltissime donne. Succedono così spesso che una inizia a pensare che sia la norma, o che si stia interpretando male la situazione o mettendola troppo sul personale. Come la si pensi in realtà diventa irrilevante se si considera quanto duramente una abbia lavorato per arrivare a dove si trova e ai traguardi che ancora vuole raggiungere. Quindi ignora, sorride e va oltre. Fa esattamente quello che ha fatto la giornalista irlandese Caitriona Perry alla Casa Bianca alcune settimane fa.

 

Evitare la discriminazione 3.0  

Se le cose non sono cambiate fino a oggi, perché è importante che cambino ora? Perché è così importante che gli esperti di tecnologia di sesso maschile capiscano che quando è troppo, è troppo? La risposta risiede in un’altra domanda: cosa accadrà il giorno in cui in ufficio tutti sembreranno uguali e tutti si comportano allo stesso modo? E ovviamente, questo vale anche per, la razza, la religione, la politica e l’orientamento sessuale.

Viviamo in un’epoca in cui stiamo insegnando alle macchine a pensare come noi. Cosa accadrà allora quando le macchine prenderanno in considerazione tratti fisici e psicologici basati sulle opinioni che oggi dominano la società? Cosa succederà se gli uomini, che sostengono di non sapere che è sbagliato fare delle avances sul posto di lavoro, addestrano i computer a pensare che sia normale? Alle donne saranno negati certi ruoli a priori e sulla base della credenza che “ci si perderà in chiacchiere” se troppe donne fanno parte del consiglio? Stiamo realmente costruendo una società migliore se passiamo dal pagare una donna per le sue prestazioni sessuali all’acquisto di una bambola dotata di intelligenza artificiale che risponderà al suo padrone come l’ingegnere uomo l’ha progettata? Cosa succederà se alle auto a guida autonoma verrà insegnato che la donna è meno indispensabile di un uomo quando si tratta di situazioni di pericolo mortale?

 

Un cambiamento di prospettiva  

Possiamo rallegrarci di avere le emoji femminili con più professioni e dovremmo farlo. Dobbiamo continuare a promuovere lo STEM (scienza, tecnologia, ingegneria e matematica) tra le studentesse, con la consapevolezza che solo perché possono fare questo lavoro non significa che avranno l’opportunità di farlo. Dobbiamo guardare ai grandi modelli femminili che abbiamo e dobbiamo sostenerli. Dobbiamo coprirci le spalle a vicenda. Una donna intelligente ha recentemente detto che non dobbiamo accontentarci di essere presenti nella stanza dei bottoni, ma dovremmo stare sedute al tavolo e fare, realizzare qualcosa. Quindi, facciamolo: smettiamo di pensare che il problema siamo noi, smettiamo di ritenere che sia normale così, e prendiamo il posto che ci spetta a quel tavolo.

 

(Traduzione di Anna Martinelli)

 

* Carolina Milanesi è analista di Creative Strategies, Inc. Si occupa di hardware e servizi, ma anche software e piattaforme. È stata in precedenza responsabile della ricerca di Kantar Worldpanel e Vice Presidente Ricerca Apparecchi Consumer per Gartner. Suoi contributi appaiono regolarmente in Bloomberg, The New York Times, The Financial Times e il Wall Street Journal, ed è spesso ospite di BBC, Bloomberg TV, Fox and NBC News e altre televisioni.