Esodi in Unicredit: tensioni nelle Marche

I vari piani industriali che si sono succeduti negli ultimi anni hanno portato e porteranno all’uscita di oltre 5000 colleghi dal Gruppo Unicredit; uscite che, al netto delle nuove assunzioni concordate, determineranno una perdita secca di migliaia di posti di lavoro.
Evidente che questi numeri riguardano “esodi economici“ e non “strutturali”: la contrazione dei costi è l’unica motivazione che ha portato a soluzioni di questo tipo.
L’uscita di così tanti lavoratori comporterà inevitabilmente pesanti ricadute su chi resta, sia per la perdita di professionalità che solo per motivi numerici.
Altrettanto evidente è che, per quanto possa sembrare impossibile, tutto questo è stato fatto senza una benchè minima valutazione dell’impatto che queste fuoriuscite avranno nell’organizzazione della Banca e soprattutto nella rete e così, a pochissimi giorni dal primo esodo “biblico“ (il 30 novembre usciranno 1600 persone) ci si accorge che ci saranno delle criticità che non si sa come gestire.
Dovevano essere adottate nuove procedure che nelle intenzioni avrebbero dovuto semplificare il lavoro ed invece hanno esattamente l’effetto contrario.
E’ stata attuata una riportafogliazione che nei fatti impedisce ai gestori una corretta e sana relazione con il cliente.
La tanto decantata informatizzazione dei clienti, sicuramente frutto di qualche manager amante della fantascienza , è ben lungi da venire (se mai verrà).

Il risultato è sotto agli occhi di tutti.

Nella nostra Region, le criticità di cui sopra, sono state individuate (da parte aziendale e quindi sicuramente con una valutazione riduttiva) nelle Aree di Bologna e Modena.
In base ai dimensionamenti aziendali che naturalemente, per chi vuol vedere, non hanno alcun riscontro con la realtà, Ancona, come tutte le Marche, è considerata in sovrannumero !!!!
Risultato: decine e decine di colleghi (nelle Marche e non solo ) sono stati contattati per verificare la loro disponibiltà a trasferirsi a Bologna o zone limitrofe e su questo bisogna fare alcune considerazioni:
– intanto forse sarebbe ora di inserire un nuovo corso: quello del rispetto; le modalità, gli atteggiamenti e le considerazioni riscontrate in questi “colloqui“ sono stati assolutamente inaccettabili;
– non c’è stata assolutamente una omogeneità nelle offerte fatte ai colleghi e questo senza nessuna considerazione logica;
– sono state contattate le persone più disparate: persone in situazione di disagio familiare, colleghi con la 104, colleghi che già hanno aderito all’esodo, ecc.ecc.; è evidente che tutto questo è fatto   senza nessuna finalità di organizzazione del lavoro, ma al solo scopo di tappare dei buchi e poi ci si arrangi;
– ultima, ma non certo per importanza, è la questione economica.
Unicredit, per risparmiare (e riparare in parte gli errori fatti nel passato) ha deciso di allontanare dal mondo del lavoro migliaia di persone ed ora è disposta a sborsare decine di migliaia di euro in più per sopperire alla loro fuoriuscita.
Non è questa la maniera di gestire un’azienda e soprattutto un’azienda delle nostre dimensioni.
E’ evidente che sono state fatte delle valutazioni sbagliate: non è la prima volta e, se non si cambia radicalmante, non sarà l’ultima.
Il panorama nazionale, e non solo, ci ha ben mostrato che fine hanno fatto banche gestite in questo modo.
Non è possibile che quando ci sono situazioni di questo genere poi chi deve pagare sia sempre la “bassa manovalanza“: è ora che, se c’è qualche manager, o presunto tale, che non è in grado di fare il proprio lavoro, venga rimosso !
Nei prossimi giorni prenderà avvio in tutto il territorio nazionale una serie di assemblee per valutare lo stato delle cose e decidere il da farsi: vi invitiamo a partecipare numerosi.

Ancona , 23.11.2017                                                                                         FABI-FIRST/CISL-FISAC/CGIL-UILCA

                                                                                                                                                 RSA ANCONA