di Fabrizio Mattioli e Matteo Muzio
Cara Repubblica dopo anni complessi per il Gruppo Carige, abbiamo accolto in maniera positiva sin dal principio la comparsa all’orizzonte di Bper. È chiaro peraltro che, per dare un giudizio compiuto su tale possibile operazione, con particolare riferimento agli impatti che questa potrà avere su lavoratrici e lavoratori, risulterà necessario avere contezza, con precisione e nel dettaglio, delle strategie industriali future del gruppo emiliano. In questo periodo ci stiamo preparando in vista di tutti i possibili passaggi futuri, per gestire al meglio le ricadute su tutti coloro che lavorano nel Gruppo, presente in molte regioni, storicamente radicato in Liguria e nelle zone limitrofe. Allo stesso tempo, però, riteniamo fondamentale fare sentire forte e chiara la nostra voce e le nostre proposte, anche prima della formalizzazione di qualsiasi piano industriale, proprio con l’obiettivo di sensibilizzare il più possibile l’attenzione. Ci sono alcuni punti fermi: valorizzare il territorio ligure perché per il suo rilancio economico ha estremo bisogno della presenza di un gruppo bancario forte, con una vocazione di banca commerciale retail, attenta ai bisogni delle famiglie e delle piccole e medie imprese; un’indiscutibile assunzione di responsabilità sociale da parte di Bper per poter contemperare la redditività e la competitività della banca con il rispetto e la valorizzazione dei lavoratori e delle loro professionalità e competenze (minimizzando i costi di integrazione e garantendo i livelli occupazionali) e un ruolo determinante del sindacato di categoria e confederale nella gestione della trattativa di integrazione ed anche di stimolo verso le istituzioni nazionali e locali, affinché prendano posizioni chiare per aiutare a trasformare l’asse tra Modena e Genova da titolo delle testate giornalistiche a vero progetto industriale e strategico in modo che la Liguria abbia in futuro quella centralità, vitalità e importanza che l’hanno sempre contraddistinta nel passato. Per tali motivi, riteniamo che non sia solamente una questione legata alla storia ed al marchio. Si tratta anche e soprattutto della tutela del lavoro, dell’obiettivo di salvaguardare livelli occupazionali e sociali, in concreto la centralità delle persone che lavorano in Carige (in Liguria oltre 1700), le loro famiglie ed il territorio tutto, privati e imprese. Nel dettaglio riteniamo necessaria una rete di sportelli capillare sul territorio, per consentire la migliore fruizione dei servizi anche da parte delle fasce più deboli della popolazione, in contrasto peraltro con l’odioso fenomeno sistemico delle chiusure di filiali e della desertificazione bancaria, inteso come riduzione degli sportelli che sta interessando da diversi anni non solo i piccoli centri ma anche le grandi città su tutto il territorio italiano. Chiediamo il mantenimento in Liguria di una struttura di sede adeguata da un punto di vista numerico, sia in termini di lavorazioni che di personale. Riteniamo inoltre necessario che, pur nell’ottica di una equilibrata armonizzazione nella nuova realtà, la sede ligure sia inclusiva anche di centri direzionali e composta da strutture aventi funzioni decisionali nei diversi ambiti della banca, affinché possa svolgere sul territorio un’attività di intermediazione creditizia capace di mettere in circolo in modo efficiente la liquidità depositata sui conti correnti bancari verso l’economia reale ed aumentare le potenzialità di crescita quali-quantitativa della regione. Queste richieste concrete hanno il primario obiettivo di evitare ricadute negative in termini di mobilità territoriale e professionale per le persone, ma anche lo scopo di conservare un filo diretto con famiglie e imprese del territorio. Alla luce di quelli che potrebbero essere gli sviluppi degli scenari futuri, massima attenzione, anche da parte delle Istituzioni, andrà inoltre prestata a lavoratrici e lavoratori coinvolti alcuni anni fa nella cessione di rami aziendali. Affinché tutto questo si possa concretizzare è fondamentale fare sistema, creare una fiducia costruttiva che chiami a raccolta imprese, istituzioni, forze sociali ed è necessario che agli investimenti pubblici (recovery plan e fondi strutturali europei) si affianchino anche gli investimenti privati e le forze sociali dovranno svolgere un ruolo sia di osservatori attenti sia di attori dentro le cabine di regia del governo nazionale e regionale per la gestione delle risorse del PNRR.
Segretario Generale First Cisl Liguria
Segretario Responsabile First Cisl Gruppo Carige