Nei primi sei mesi dell’anno i cinque maggiori gruppi italiani hanno messo a segno una crescita dei profitti del 13,5%. Un risultato reso possibile dall’incremento delle commissioni e dalla spinta del risparmio gestito. Ma ad incidere è stato anche il contributo rilevante dei ricavi no core. Piatto l’andamento dei prestiti. Sempre più basso il rapporto tra costo del personale e proventi operativi. Oltre seimila i posti di lavoro persi. Colombani: “Poco credito e tagli all’occupazione, le banche pensano solo agli azionisti. No ad un futuro di pressioni commerciali e all’ulteriore riduzione dell’occupazione”
Semestrale record per i primi cinque gruppi bancari italiani sulle ali dell’aumento delle commissioni e dei ricavi non ricorrenti o straordinari. Sono queste le due componenti che consentono di archiviare la prima parte del 2025 con profitti elevatissimi (+ 13,5% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso). La crescita delle commissioni nette (+ 5,5%, + 4,6% al netto del consolidamento di Anima in Banco Bpm) va collegata alla forte spinta della raccolta indiretta (+ 12,7% rispetto al 31 dicembre 2024), trainata dal risparmio gestito (+ 19,5%), risultato che va ascritto in larga misura all’ingresso nel perimetro di Anima, senza la quale l’incremento sarebbe stato del 2,2%. Flette invece la raccolta diretta (- 0,5%). In questo modo i grandi gruppi restano al riparo dalle conseguenze della vistosa contrazione del margine di interesse (- 5,1% su base annua), effetto della riduzione dei tassi. È quanto emerge dall’analisi dei bilanci di Intesa Sanpaolo, Unicredit, Banco Bpm, Mps e Bper a cura della Fondazione Fiba di First Cisl.
Ricavi in crescita, ma pesa la gestione finanziaria
Il semestre si chiude con un aumento moderato dei proventi operativi (+ 1,4%) rispetto all’anno precedente, ma il dato è fortemente influenzato dal peso degli altri ricavi (+ 47,6%), in assenza dei quali si sarebbe registrata una flessione.
Costi ancora in discesa
Prosegue la dinamica di contrazione dei costi operativi (- 0,1%) che, seppur lieve, è interamente imputabile al taglio dei costi del personale, conseguente alla riduzione del numero di lavoratrici e lavoratori (- 2,7%, un calo di 6.021 posti di lavoro nonostante l’ingresso nel perimetro di 558 persone di Anima Sgr). Anche il cost/income viene limato al ribasso (39,3% dal 39,9%), dato inferiore di oltre 12 punti percentuali alla media stimata dei principali competitor europei (52,3%). Non si ferma la discesa del rapporto costo del personale/proventi operativi, che passa dal 24,8% al 24,4%.
Produttività sempre più alta
La continua crescita della produttività è testimoniata dall’incremento del rapporto commissioni nette/dipendenti (+ 7,9%) e dal risultato di gestione pro capite (+ 4,7%) rispetto al 30 giugno 2024.
Credito al rallentatore
In questo contesto restano sostanzialmente stabili gli impieghi (+ 0,1%) rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. A rimettere in moto i prestiti non basta un costo del rischio in riduzione al livello record di 21 punti base ed il bassissimo livello di deterioramento (Npl ratio netto invariato all’1,4% rispetto al 31 dicembre 2024). Migliora complessivamente la qualità del credito: gli Stage 2 sono in calo del 4,4% a fronte di crediti deteriorati sostanzialmente stabili (+ 0,7%).
Colombani: poco credito e tagli all’occupazione, le banche pensano solo agli azionisti. No ad un futuro di pressioni commerciali e all’ulteriore riduzione dell’occupazione
“Gli stress test Abe-Bce hanno attestato che le cinque big sono resilienti, oltre che redditizie, liquide e patrimonializzate. Non è sorprendente vista la determinazione nel perseguire la riduzione dei rischi, specie riguardo al credito, che non cresce a livello aggregato. Ciò dipende dalla scarsa domanda di credito, ma anche dalle condizioni di offerta. Per di più, l’elevato ammontare delle garanzie statali, che a livello di sistema ammontano quasi a 300 miliardi di euro, mette al riparo le banche da problemi anche in contesti avversi. Anche il basso livello delle esposizioni deteriorate nette, degli Stage 2 e del costo del rischio dovrebbero dare la spinta ad aumentare i rischi, ma solo Mps e Bper hanno aumentato i prestiti in misura apprezzabile rispetto allo stesso periodo dello scorso anno: un segnale troppo timido”, commenta il Segretario generale nazionale First Cisl Riccardo Colombani.
“Quel che colpisce dei migliori risultati semestrali di sempre è l’enfasi posta sulle prospettive. Il risultato netto in aumento con percentuali vistose, nonostante la riduzione degli interessi netti che ha frenato il margine primario, in alcuni casi è dovuto in misura significativa a componenti straordinarie o non ricorrenti, comunque non afferenti i rapporti diretti con la clientela – prosegue Colombani – Il valore di borsa è spinto da dividendi generosi, in alcuni casi distribuiti semestralmente come se le azioni fossero dei bond con annesso obbligo di ritorno dell’investimento, e soprattutto dal martellare dei buyback che artificiosamente fanno lievitare i prezzi unitari delle azioni, a parità di ogni altra condizione. È però necessario interrogarsi su quel che accadrà quando le componenti straordinarie o non ricorrenti saranno terminate: le banche cercheranno di spremere ancor più le reti con le consuete quanto inaccettabili pressioni commerciali oppure punteranno a ridurre ulteriormente l’occupazione?”.
“Sarebbe contrario all’interesse generale ridurre i livelli occupazionali e aumentare le commissioni a carico di famiglie e imprese, col solo fine di mantenere alte le quotazioni delle azioni delle banche. I risultati ottenuti dovrebbero essere invece utilizzati per aumentare le retribuzioni delle lavoratrici e dei lavoratori, magari attraverso accordi di partecipazione agli utili, e per investire in formazione permanente. Andrebbero inoltre realizzati – conclude Colombani – programmi gratuiti di educazione digitale e finanziaria per la clientela, insieme a robusti investimenti in nuove tecnologie, con l’obiettivo di migliorare l’organizzazione del lavoro ed i modelli di servizio”.
Qui l’analisi sulle semestrali delle banche big 5 al 30 giugno 2025