Come riportato nel sito di First Cisl Gruppo Banco Bpm, pubblichiamo il comunicato di sigla:
Fusione Unicredit-Banco Bpm: ben più seri i problemi
per il futuro dei lavoratori, dei clienti e dei territori!
Vari articoli di stampa operano verso i lettori una vera e propria opera di distrazione di massa, riportando che Unicredit avrebbe “ridimensionato” il problema della concorrenza riveniente dall’operazione riducendolo a “soli” 209 sportelli (pari al 14% dell’intera rete di Banco Bpm), su cui insisterebbero sovrapposizioni tra Unicredit e Banco Bpm; per questi sportelli Unicredit avrebbe manifestato all’Antitrust Europeo la disponibilità a cederli (bontà sua).
La realtà è ben diversa e molto più grave del previsto, e dovrebbe essere motivo di preoccupazione per l’intero settore, oltre che per la società civile.
Da un’elaborazione First Cisl emerge un quadro preoccupante: in molte province la quota delle sovrapposizioni di sportelli supera il 20% e questo potrebbe/dovrebbe indurre l’Antitrust italiano ad intervenire in caso di una fusione.
Vi forniamo di seguito un elenco, frutto del nostro sistema di elaborazione dati, che riporta esclusivamente gli sportelli in cui la relativa percentuale di sovrapposizione supera la soglia critica del 20%, rendendo prevedibile la prescrizione di cessione da parte dell’Antitrust:
Alessandria (35,7%), Torino (27,60%), Novara (43%), Verbano Cusio Ossola (35,8%), Vercelli (28,60%), Valle D’Aosta (25,8%), Bergamo (22,7%), Cremona (26,7%), Lodi (27,8%), Milano (26,9%), Monza Brianza (21,6%), Varese (23,6%), Verona (40,3%), Belluno (25,2%), Vicenza (21,10%), Trieste (25,3%), Genova (25,9%), Savona (21,2%), Bologna (24,1%), Modena (34,7%), Reggio Emilia (29,2%), Livorno (24,1%), Lucca (31%), Prato (20%), Frosinone (21,3%), Rieti (20%), Roma (23,8%), Campobasso (27,6%), Isernia (23,5%), Benevento (26,2%), Foggia (25,9%), Agrigento (25%), Caltanissetta (25,4%), Catania (30%), Enna (27,5%), Messina (29,3%), Palermo (29,4%), Ragusa (23,8%), Siracusa (28%), Trapani (24,2%).
I nostri timori sono concreti e riguardano tutti questi sportelli:
- ricadute sui lavoratori: ceduti o costretti alla mobilità geografica e/o funzionale
- territori impoveriti: l’uscita di Banco Bpm da intere province comporta la perdita di presidi fondamentali per imprese, famiglie e cittadini andando a colpire i territori più fragili
- clienti: quale sarà il destino del credito alle imprese, quando queste si vedranno improvvisamente ridurre — se non dimezzare — le loro possibilità di accesso al finanziamento? Che fine faranno i piccoli correntisti delle realtà locali, legati da anni da un rapporto fiduciario con filiali che oggi rischiano la chiusura? E le persone con scarse competenze digitali?
E se uno degli obiettivi di questa operazione fosse guadagnare dalla commercializzazione di questi sportelli?
Come First Cisl Gruppo Banco Bpm non possiamo condividere una manovra che metterebbe a rischio i livelli occupazionali, la qualità del lavoro, il credito alle imprese e la qualità/continuità del servizio bancario nei territori coinvolti, perché non dimentichiamo che le banche svolgono (o dovrebbero svolgere) anche una funzione sociale, come prescritto dalla Costituzione.
Le operazioni societarie non si fanno sulla pelle dei lavoratori, dei clienti e dei territori!
Milano, 7 giugno 2025
Il Coordinamento First Cisl Gruppo Banco Bpm
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