Congresso First Cisl 2025: “Nuove tecnologie e intelligenza artificiale. La finanza che cambia e i riflessi sul lavoro. Video

La tavola rotonda “Nuove tecnologie e intelligenza artificiale – La finanza che cambia e i riflessi sul lavoro” ha chiuso i lavori della seconda giornata del 3° Congresso First Cisl, in svolgimento presso l’hotel Ergife di Roma. Alla tavola rotonda hanno partecipato Massimiliano Valerii, Direttore generale del Censis, Walter Quattrociocchi, Ordinario del Dipartimento di Informatica dell’Università Sapienza di Roma e Riccardo Colombani, Segretario generale First Cisl. L’evento è stato moderato dal giornalista Michele Renzulli, capo della redazione economica del Tg1. La tavola rotonda è stata preceduta dall’intervento del Segretario del Direttorio della Banca d’Italia, Gian Luca Trequattrini, sul tema “Tecnologia e disuguaglianze: l’intelligenza artificiale nel mondo del lavoro e della finanza”.

“Diversamente dalle precedenti rivoluzioni tecnologiche – ha detto Gian Luca Trequattrini – l’IA pervade ogni settore della società e non possiede un’etica propria: funziona, ma senza indicare scopi o destinatari. Come suggeriva Hegel, una crescita quantitativa può produrre mutamenti qualitativi profondi; l’IA, infatti, trasforma radicalmente i rapporti sociali, culturali ed economici, con potenziali effetti dirompenti sulla produzione e sul lavoro. Ogni rivoluzione tecnologica ha avuto impatti sull’occupazione e sulla distribuzione della ricchezza. L’IA non fa eccezione: crea nuove professioni, ma può far scomparire molte altre, generando disuguaglianze. Storicamente, solo adeguate norme e istituzioni hanno permesso ai benefici tecnologici di tradursi in benessere diffuso. Oggi, il rischio è la polarizzazione del mercato del lavoro: pochi lavoratori altamente qualificati beneficiano della tecnologia, mentre molti altri subiscono stagnazione e riduzione delle opportunità. Le imprese tendono a investire in IA soprattutto per sostituire il lavoro umano e aumentare la produttività, più che per redistribuire la ricchezza, arricchendo poche grandi corporation e aumentando la concentrazione del potere. Secondo il Fondo Monetario Internazionale, fino al 60% dei posti nei paesi sviluppati potrebbe essere influenzato dall’IA. L’Ocse sottolinea il doppio volto dell’IA: sostituisce lavoratori ma può creare nuovi posti per chi possiede le giuste competenze. L’Fmi stima che l’IA potrebbe incrementare la produttività globale fino all’1,5% annuo, soprattutto nei paesi avanzati, grazie a migliori infrastrutture e istruzione. Tuttavia, i benefici richiedono un utilizzo ampio e integrato dell’IA nei processi aziendali. Come nelle rivoluzioni passate, i lavoratori qualificati ne traggono maggior vantaggio, mentre chi non riesce ad aggiornare le proprie competenze rischia l’emarginazione. La diffusione dell’IA richiede dunque una riqualificazione continua. In Italia il divario tra domanda e offerta di competenze è ampio, aggravato dalla crisi demografica e da livelli educativi relativamente bassi. Nel settore bancario, il 92% delle banche italiane ha già investito o intende farlo in IA entro il 2026. L’adozione dell’IA in banca porta efficienza e innovazione, ma pone anche rischi legati alla trasparenza degli algoritmi, qualità dei dati e dipendenza da pochi grandi fornitori. La Banca Centrale Europea evidenzia i pericoli della concentrazione tecnologica e della fragilità sistemica dovuta all’uso degli stessi modelli di IA. Le grandi istituzioni finanziarie, grazie ai capitali e alle infrastrutture, sono avvantaggiate rispetto a quelle minori, che rischiano di essere escluse dal mercato. Nel lavoro bancario, l’IA potrebbe ridurre l’occupazione in alcuni settori ma democratizzare i servizi finanziari tramite strumenti come i robo-advisor. Tuttavia, questi strumenti pongono anche interrogativi etici: è giusto che chiunque possa investire facilmente senza adeguate competenze? Occorre garantire consapevolezza dei rischi e responsabilità nella gestione algoritmica. In conclusione, l’impatto dell’IA sarà profondo, generando sia opportunità che disuguaglianze. La governance di questa transizione è cruciale: il sindacato può giocare un ruolo nel garantire “equità, difendere i diritti, proporre nuove regole per un mondo del lavoro che cambia rapidamente per costruire un ecosistema accessibile, integrato e competitivo”. Bisogna evitare che pochi giganti tecnologici controllino il progresso, creando nuove vulnerabilità. Il futuro deve puntare su un modello di “lavoro aumentato”, dove l’IA potenzia l’apporto umano senza sostituirlo. La tecnologia deve restare uno strumento, non un fine, mantenendo centrale il giudizio e la responsabilità delle persone”, ha concluso il Segretario del Direttorio della Banca d’Italia.

“Siamo preoccupati – ha detto il Professor Walter Quattrociocchi rispondendo a una domanda di Renzulli – perché nel discorso pubblico sul tema dell’IA si sta creando una narrazione che di fatto non è sostanziata da nessuna verità scientifica. Stiamo molto nel racconto giornalistico, molto nello storytelling, poco sul radicamento nei fatti. L’IA generativa è soltanto una sofisticazione di strumenti predittivi già esistenti, simili al T9 dei vecchi cellulari. L’idea che l’intelligenza artificiale possa automatizzare totalmente il lavoro umano è una ‘bufala’, perché i sistemi non sono affidabili e al momento non possiamo far sì che lo diventino. La vera rivoluzione non è l’IA, ma l’enorme disponibilità di dati che l’IA ha avuto a disposizione e che usa per fare previsioni. Attualmente, però, il progresso si è fermato con l’esaurirsi dei dati disponibili e non si intravedono avanzamenti sostanziali nel prossimo futuro. La scarsa qualità del dibattito pubblico sul tema è causata da ignoranza tecnica, sensazionalismo e incompetenza, poiché dominato da umanisti, filosofi e linguisti che parlano di algoritmi senza conoscerli, alimentando una narrazione distorta. È un po’ come sulla disinformazione, la proposta è smettere di combatterla con il fact-checking a posteriori, ma utilizzare il pre-bunking, ovvero formando le persone, in modo da renderle consapevoli prima che si trovino esposte alla falsa narrazione. Così sull’IA occorre fare cultura seriamente, per farne comprendere le reali caratteristiche e i limiti. L’immagine finale suggerita dal professore è di pensare l’IA come un copilota, cioè uno strumento che ci affianchi nel semplificarci compiti noiosi, da usare con consapevolezza controllando sistematicamente”.

“Rispetto alla grande trasformazione dovuta all’utilizzo dell’intelligenza artificiale – ha detto Massimiliano Valerii l’opinione pubblica può dividersi tra allarmisti e techno entusiasti. Una maggioranza pari all’82% ritiene opportuno inserire regolamentazioni molto severe all’applicazione dell’IA. Questo riferimento ha permesso di spostare l’attenzione su un aspetto legato alla situazione europea che vede una legiferazione garantista sul trasferimento tecnologico in materia pur in assenza di una piattaforma di intelligenza artificiale propria. Ciò che viene attualmente utilizzato infatti è di derivazione americana o, per una parte più risicata, cinese: si tratta di applicazioni nelle quali vengono trasferiti i loro modelli culturali e valori, volti al profitto o al controllo delle informazioni, cosa che non accade per il patrimonio europeo. Analizzando poi le percentuali di inserimento dell’IA nei processi produttivi nel sistema impresa sia italiano che europeo – ha rilevato il direttore generale del Censis – è emerso che nel 35,5% delle sole grandi imprese si sta diffondendo in maniera significativa. Le stime più accurate relative all’impatto che avrà sul mondo del lavoro, riprese da Banca d’Italia, riportano due lavoratori su tre investiti dal fenomeno, indicando complementarità con l’intelligenza artificiale per il 40% mentre si rischierà la sostituzione per tutte quelle attività facilmente automatizzabili. Un dato risulta in controtendenza rispetto all’ultima grande rivoluzione tecnologica: in questo caso saranno soprattutto le professioni di tipo intellettuale ad essere coinvolte con quattro lavoratori su cinque coinvolti. Conforta il dato secondo cui il 65% del campione si nutre maggiore fiducia nei servizi bancari tradizionali. È quindi necessario praticare un accurato esercizio di responsabilità nella valutazione dell’impatto del fenomeno IA, in una situazione nazionale che vede una grande crescita occupazionale che esclude le fasce di età più giovani, bacino di inattivi”, ha concluso Valerii.

“L’intelligenza artificiale è utile se viene messa al servizio di lavoratori e utenti di banche e assicurazioni”, ha dichiarato il Segretario generale First Cisl Riccardo Colombani nel corso della tavola rotonda. “Proprio per questo – ha aggiunto il segretario generale First Cisl – abbiamo proposto un Protocollo sull’occupazione per gestire il suo impatto: non possiamo accettare alcuna ipotesi di sostituzione del lavoro. Non può accettarla il sindacato e non può accettarla la società. Il rischio che gli intermediari utilizzino l’intelligenza artificiale per erogare servizi di consulenza esiste e va respinto. Tuttavia, l’IA si presta anche ad impeghi virtuosi. Uno di questi potrebbe essere la definizione del profilo di rischio della clientela, operazione complessa che oggi viene lasciata all’arbitrio degli intermediari, con effetti che in passato sono stati pesanti per i risparmiatori. Per risolvere questo problema dal 2013 First Cisl propone l’adozione di un questionario unico Mifid redatto dalla Consob, unico antidoto in grado di impedire che gli intermediari adattino la consulenza finanziaria alla propria sensibilità commerciale. Non dobbiamo in ogni caso demonizzare le nuove tecnologie. La blockchain è alla base sia delle criptovalute, che sono pericolosissime, che dell’euro digitale, cruciale per salvaguardare il nostro sistema dei pagamenti e la nostra sovranità”, ha concluso Colombani.