Corrono gli utili, frenano i prestiti. La Repubblica torna sui lusinghieri risultati di bilancio conseguiti dalle principali banche nel primo semestre del 2024, riportando i dati elaborati dalla Fondazione Fiba di First Cisl. “Le banche continuano a correre, gli utili volano, i prestiti no” è il titolo dell’articolo del giornalista Andrea Greco che sottolinea come in Borsa sia tornato il sereno per gli istituti di credito: “L’indice Ftse Italia Banche, con lo 0,67% di ieri (lunedì 19 agosto, ndr), fa +45% da gennaio e ha quasi colmato gli inciampi di inizio agosto (-2,3% in un mese)”.
“I conti semestrali da poco chiusi – si legge sul quotidiano nazionale – dicono che i tassi d’interesse, malgrado un primo taglio operato dalla Bce a giugno, generano ancora margini ingenti sugli attivi degli istituti. I primi cinque gruppi – Intesa Sanpaolo, Unicredit, Banco Bpm, Bper, Mps, che valgono oltre metà del mercato domestico – in sei mesi vedono gli utili netti aggregati salire del 19,8% a 12,67 miliardi di euro, grazie a margini d’interesse saliti del 10,4% rispetto al lauto bottino di metà 2023, e che crescono più delle commissioni, salite del 6,5% grazie alla buona marcia dei listini. Poiché nel 2023 le cinque banche totalizzarono 21 miliardi di utili (l’84% dei 25 miliardi del settore), è probabile che di questo passo il loro bottino 2024 salga a 25 miliardi, e l’intero settore segni un nuovo record a 30 miliardi. Le cifre, diffuse dalle stesse banche, mostrano un settore in grande salute, e capace di tenere molto sotto all’inflazione i costi operativi, del personale e del credito: le tre voci salgono in media tra lo 0,22% e l’1,6% malgrado le ansie di recessione, il carovita e il rinnovo del contratto bancario, che ha alzato di 435 euro lordi al mese lo stipendio standard.
A la Repubblica il segretario generale First Cisl, Riccardo Colombani, fa notare che «i grandi gruppi italiani hanno realizzato utili elevatissimi nei primi sei mesi 2024, ma si è al contempo ridotto il credito a imprese e famiglie. La capacità di generare organicamente capitale continua a trasformarsi in benefici quasi esclusivi per gli azionisti, con politiche di distribuzione di cedole e buyback sempre più generose».
Per il leader dei bancari della Cisl “è naturale che le banche prestino attenzione alla remunerazione degli azionisti, ma indirizzare ogni azione a questo fine rischia di rallentare i necessari investimenti in nuove tecnologie digitali e sistemi di intelligenza artificiale, che non solo non devono sostituire il lavoro umano, ma anzi devono e possono contribuire ad esaltarne la creatività ed il coinvolgimento, con l’obiettivo di ottenere standard elevati nella qualità dei servizi, che saranno sempre più tailor made”.
“Pertanto serve formazione continua, mirata allo sviluppo delle competenze, anche digitali, attribuendo preminenza alla valorizzazione di lavoratrici e lavoratori nelle dinamiche d’impresa. Andrebbero inoltre promossi programmi di educazione digitale della clientela. Il rafforzamento e la stabilità delle banche, infatti, dipenderanno molto dalla capacità di investire nelle persone, in una stagione di profondi cambiamenti. D’altra parte, il valore di mercato delle banche nel lungo periodo non potrà essere dato dalla somma dei buyback. Conterà, invece, la qualità degli investimenti realizzati in tempi di grande disponibilità di risorse. Insomma – conclude Colombani – serve uno sguardo lungo e non solo focalizzato sulla trimestrale”.
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