Colombani ad Affari e Finanza: le banche italiane remunerano solo gli azionisti, mentre ci sarebbero tutte le condizioni per sostenere l’economia

I dati First Cisl sui bilanci 2023 dei primi cinque gruppi italiani sono stati rilanciati da varie testate giornalistiche contribuendo agli approfondimenti. Il report della Fondazione Fiba ha trovato ampio spazio su Affari&Finanza. Il settimanale economico de la Repubblica ha pubblicato un’attenta analisi a firma del giornalista Andrea Greco titolata “Banche, gli utili record fanno ricchi solo i soci”, esplicitando nel sommario l’arrivo di “una pioggia di oltre 20 miliardi tra dividendi e buyback”, di questi “più della metà va ai fondi internazionali”.

“I migliori anni della nostra vita. Cioè della loro, i banchieri italiani”. Così scrive Andrea Greco per il quale “l’ascesa dei tassi Bce ne ha rilanciato la redditività, tradizionalmente basata sui margini d’interesse. La passata disciplina sui crediti deteriorati, unita a una certa tignosità nel dare quelli buoni, li ripara dalla morosità dei debitori, ridotta nonostante la quasi-recessione. Il rafforzamento patrimoniale imposto per anni dalla Bce, unito alla generazione di capitale 2023 (comprese circa 7 miliardi di riserve per non pagare la ‘tassa extraprofitti’) porta il Cet1 medio al 15,8% degli attivi di rischio”.

L’articolo di Affari&Finanza con i dati dell’analisi della Fondazione Fiba di First Cisl

La Repubblica evidenzia che “così possono distribuire quasi tutto l’utile agli azionisti, cui tra cedole e buyback andranno quattro quinti dei 25 miliardi di profitti complessivi, un tasso di rendimento medio del 13,5% sul 2023, che si aggiunge al buon 2022 e al discreto 2021. I soci bancari tornano a cantare, dopo un decennio passato a portare la croce, con 100 miliardi persi sul credito dal 2008. Ma da quando Lehman fallì, gli azionisti sono cambiati: la manna cade sempre meno sui nuclei locali e sempre più sui gestori del risparmio globale. Gli ultimi verbali assembleari, fatta 100 la torta azionaria delle banche nostrane, vedono i soci di controllo al 27%, con il restante 73% diviso tra istituzionali esteri (52%), istituzionali italiani (8%) e piccoli soci (13%)”.

I dati First Cisl stanno ad evidenziare che “(…) il settore bancario – come si legge ancora sul quotidiano nazionale – si appresta a chiudere un 2023 con profitti netti per circa 25 miliardi, comprendendo le controllate di Crédit Agricole e Bnp Paribas. L’aggregato, circa due terzi più alto rispetto al già decantato 2022, è opera in gran parte – circa 21 miliardi – dei primi cinque gruppi: Unicredit (8,61 miliardi di utili), Intesa Sanpaolo (7,72), Mps (2,05), Bper (1,52), Bpm (1,26). I loro conti, analizzati da First Cisl, si somigliano. Gli interessi, differenza tra tassi attivi e passivi, crescono del 45% e sono la maggior parte dei 63,6 miliardi di ricavi. Le commissioni pur in calo (-2,4%) restano un terzo delle entrate. I costi sotto controllo (+1%), malgrado il rinnovo contrattuale ai 280 mila lavoratori del settore. Ma è un’altra la voce di costo che – con i margini d’interesse – fa compiere il salto: le rettifiche su crediti, crollate a 3,5 miliardi per i cinque gruppi, 3,2 meno del 2022 (-47%)”.

Dall’elaborazione della Fondazione Fiba si apprende che i costi non intaccano “le maggiori entrate” lasciando “utili ingenti da girare ai soci, in una corsa al rendimento che ha anche motivazioni strategiche in vista di un possibile nuovo giro di fusioni. Le prime cinque banche distribuiranno oltre 17 miliardi, tra dividendi e riacquisti di titoli di Unicredit e Intesa (…) Tanta grazia – scrive il giornalista Andrea Greco –  è possibile anche grazie al fatto che le banche stanno “investendo” poco. I prestiti al sistema di famiglie e imprese, nel 2023, arretrano per un centinaio di miliardi, con una contrazione, per i primi cinque gruppi, del 5% degli impieghi netti, che si confronta col -0,37% medio delle grandi banche europee. I banchieri italiani sostengono che sono le imprese a investire poco (…)”.

“Il segretario generale di First Cisl, Riccardo Colombani, – si legge sul settimanale economico de la Repubblica – parla però di «bassa tolleranza del rischio delle banche italiane, che si limitano a remunerare gli azionisti a pioggia mentre ci sarebbero tutte le condizioni per svolgere una funzione anticiclica a sostegno dell’economia»”.

Le considerazioni di Colombani sono anche quelle del governatore della Banca d’Italia Fabio Panetta. Intervenendo “(…) al Forex – si legge ancora su Affari&Finanza – ha mandato un segnale a riguardo: gli utili 2023 sono «eccezionali», ha detto, le banche li usino come dote in vista dei tempi grami, e investano per innovare i servizi arginando l’avanzata di Big Tech”.

 

Qui l’analisi della Fondazione Fiba di First Cisl con le tabelle esplicative

Qui l’articolo di Affari&Finanza