Avvenire, cala il potere d’acquisto. Dati First Cisl certificano crescita credito al consumo

Inflazione e carovita attaccano i risparmi. Avvenire si occupa del particolare momento economico pubblicando un articolo del giornalista Paolo M. Alfieri. “Le famiglie intaccano i risparmi, il potere di acquisto è ai minimi” rimarca il titolo del servizio che riporta i dati Istat e quelli di First Cisl, elaborati dalla Fondazione Fiba su report Banca d’Italia.

L’Istituto nazionale di statistica certifica che “l’impatto dell’inflazione – scrive il quotidiano nazionale – si stia scaricando soprattutto sui risparmi delle famiglie. Insomma, in mancanza di salari che stiano al passo con il resto d’Europa, gli italiani non possono far altro che risparmiare meno, andando a intaccare le riserve di una vita. Perché se è vero che si fa un gran parlare in questi giorni del successo dei BTp Valore, il sospetto, anche considerato il taglio medio dei contratti sui nuovi titoli di Stato (oltre 27mila euro, raccolta già a 12,9 miliardi), è che quel successo sia frutto soprattutto degli investimenti di chi i soldi, comunque, li ha, e non della famiglia media”.

Avvenire rilancia i dati Istat del secondo trimestre del 2023 che rivelano la diminuzione dello 0,1% del reddito disponibile delle famiglie consumatrici “mentre i consumi sono cresciuti dello 0,2%. La propensione al risparmio, che già da diversi trimestri si attesta sotto i livelli pre-Covid, è stimata al 6,3%, in diminuzione di 0,4 punti percentuali rispetto al trimestre precedente. Il potere d’acquisto delle famiglie, continua l’Istituto di statistica, è diminuito dello 0,2% rispetto al trimestre precedente. Impietoso il confronto con l’ultimo trimestre 2019, quello precedente la pandemia, la guerra in Ucraina e la crisi energetica: la propensione al risparmio degli italiani era al 7,8 per cento, un punto e mezzo sopra i livelli attuali. Quattro anni dopo, si spende di più per comprare sempre di meno (…) Siamo indietro, complessivamente, anche rispetto agli altri Paesi europei. Secondo Eurostat, il tasso di risparmio lordo delle famiglie si è attestato nel 2022 al 12,56% nell’Ue, mentre l’Italia non va oltre il 9,95%, il livello più basso dell’ultimo decennio. Siamo insomma nel pieno di una drammatica era delle rinunce, un’era in cui si allarga ancora il solco tra famiglie abbienti e quelle che non arrivano a fine mese e in cui la classe media rischia di scivolare sempre più indietro”.

Preoccupa anche il continuo ricorso ai risparmi fotografato da Banca d’Italia che ha registrato una diminuzione di 71miliardi di euro del saldo dei conti correnti degli italiani. A dicembre dello scorso anno era di 2.065miliardi, sei mesi dopo, giugno del 2023, si è attestato a 1.994miliardi.

“A soffrire l’incremento del costo della vita e dei prezzi delle materie prime – scrive Paolo M. Alfieri – sono tanto le imprese quanto i cittadini (…) Continua a crescere, parallelamente, l’ammontare del credito al consumo. Nel 2016 il totale dei finanziamenti era di poco inferiore ai 107 miliardi di euro, nel 2023 siamo arrivati quasi a 154 miliardi: un aumento del 44% in soli sette anni, secondo un’analisi condotta dalla Fondazione Fiba di First Cisl su dati di Bankitalia. Una tendenza che continua nonostante l’aumento dei tassi di interesse. Da un lato, dunque, si intaccano i risparmi, dall’altro ci si indebita di più. È il ritratto di un Paese che non ce la fa e in cui si approfondiscono gli squilibri”.

Qui l’analisi condotta dal Comitato scientifico della Fondazione Fiba con le tabelle esplicative