Da Mps a Bnl, quando lo sciopero è indispensabile. Colombani, noi sempre responsabili

“La Cisl è il sindacato nuovo, il sindacato della responsabilità e della competenza: lo è stato lungo tutta la sua storia e lo sta dimostrando anche adesso che Cgil e Uil hanno deciso di programmare lo sciopero generale contro una legge di stabilità che, anche a giudizio dei loro vertici, presenta un tratto chiaramente espansivo”. Riccardo Colombani ribadisce il suo giudizio sulla situazione politico-sindacale davanti al Congresso di First Cisl Roma, che ha eletto ieri Claudio Stroppa suo segretario generale. E torna a chiedere massimo impegno in vista della manifestazione che la Cisl terrà il 18 dicembre: “Le ragioni che ci hanno spinto a non aderire allo sciopero vanno spiegate con chiarezza. La manovra è stata rivista in profondità rispetto all’impostazione iniziale, soprattutto per quanto riguarda il fisco, e ciò si deve alla pressione esercitata dalla Cisl”.

Colombani guarda anche all’interno della categoria. Le vicende degli ultimi mesi sono una risposta eloquente a chi accusa la Cisl di rifuggire il conflitto. First Cisl ha scioperato insieme alle altre sigle sindacali per Banca Monte dei Paschi di Siena e si appresta a scioperare di nuovo, il 27 dicembre, per Bnl. “Se guardiamo al Monte dei Paschi, è evidente che la nostra decisione non era mirata solo alla tutela dei lavoratori della banca, ma anche all’interesse generale. Se si fosse concretizzato il matrimonio con Unicredit non sarebbero stati disponibili gli 8 miliardi che con la legge di stabilità sono stati destinati alla riforma fiscale”. A riprova che a orientare le scelte di First Cisl è sempre “la confederalità, un valore che per noi è centrale”.

Lo stop all’operazione Unicredit-Mps ha avuto un altro effetto positivo: ha posto un argine al processo di concentrazione del sistema bancario che, scandisce Colombani, rappresenta “una iattura” per il Paese. Un sistema sempre più concentrato è un sistema che tende ad escludere: “Anziani, persone fragili, interi territori: la scomparsa delle filiali è un dramma di cui la politica – esorta il numero uno di First Cisl – deve rendersi conto”.  Un dato aiuta ad inquadrare meglio il fenomeno: oggi le Bcc forniscono il 25% del credito destinato alle imprese minori, pur rappresentando appena il 5% del sistema bancario. Ciò significa che senza il loro apporto “una componente essenziale dell’economia italiana sarebbe tagliata fuori a causa del credit crunch”; e significa anche che “la biodiversità bancaria è una ricchezza”.

Invece si ha l’impressione che troppo spesso la politica faccia da spettatrice e lasci “il cerino in mano alla vigilanza”, abdicando alle sue responsabilità, che consistono – o almeno dovrebbero consistere – nello “orientare le banche” a perseguire quella “funzione sociale” che da tempo sembrano aver dimenticato.

Ma a giudicare dai piani d’impresa presentati di recente, caratterizzati da una spinta fortissima sulla redditività e sui dividendi, appare decisamente improbabile che top manager e azionisti siano disponibili a cambiare registro: “Come si conciliano questi obiettivi con la sostenibilità, con il riferimento sempre più sbandierato ai criteri Esg?”, chiede polemicamente il segretario generale di First Cisl.

Un ragionamento che vale anche per l’offerta presentata da Bper su Banca Carige, un coup de théâtre che ha preso alla sprovvista i mercati, un’operazione dai contorni ancora da decifrare: “I banchieri hanno preso l’abitudine di provare a comprare a prezzi negativi gli istituti in difficoltà: è il riflesso dell’inclinazione alla ricerca esasperata del profitto”. Peraltro non ci sono motivi per giudicare a priori in modo negativo l’interesse di Bper per Carige, dal momento che si tratta di “due banche tra loro complementari sotto il profilo delle reti distributive e accomunate da una storia dì prossimità ai territori”.

Il pensiero corre ancora a Bnl, che l’ad Elena Goitini vuole portare tra le prime tre banche italiane in termini di redditività entro il 2025 con una strategia che non va per il sottile, a base di tagli e chiusure di filiali. “Bnl vuole trasformarsi in una boutique finanziaria – attacca Colombani – e rinnegare il suo passato di banca vicina al territorio. Vuole concentrarsi sulla gestione dei grandi patrimoni e per questo ha varato un massiccio piano di selezione di agenti. Per questo dobbiamo essere tutti al fianco dei nostri colleghi che si apprestano a scioperare: se passa un’operazione come questa – è l’avvertimento – può mettersi in moto una deriva difficile da controllare”.