Trimestrali banche, Avvenire su studio First Cisl, più che fusioni serve occupazione

“Commissioni in crescita, produttività sempre più alta, rapporto tra costi operativi e ricavi molto al di sotto della media dei maggiori gruppi bancari europei”. È questo l’attacco dell’articolo dal titolo “First Cisl: nelle banche più che fusioni servono piani per l’occupazione” pubblicato da Avvenire nella sua edizione on-line.

La redazione economica del quotidiano romano riprende l’analisi elaborata dall’Ufficio studi di First Cisl sui conti delle prime cinque banche italiane. “L’andamento del primo trimestre del 2021 – si legge – mostra chiaramente che la smania di maxifusioni che attraversa il settore bancario non ha giustificazioni reali. (…) L’inizio dell’anno è caratterizzato dall’impennata del risultato netto di gestione che cresce del 54,9% rispetto al primo trimestre del 2020. Un balzo dovuto ad una drastica riduzione delle svalutazioni nette sui crediti (-48,5%) e reso possibile dal forte incremento della produttività, evidenziato dalla dinamica delle commissioni nette: l’aumento di valore per dipendente segna un +7,5% sul primo trimestre 2020. Inoltre emerge dallo studio, si riduce nettamente il cost/income. Il dato aggregato dei principali gruppi italiani, infatti, si attesta al 51,5%, ben al di sotto della media riferita ai maggiori gruppi bancari europei. È il risultato di un’ulteriore riduzione dei costi operativi (-3%), ottenuta attraverso un ulteriore taglio del numero dei dipendenti e degli sportelli (rispettivamente -3,3% e -2,2%)”.

«I dati delle trimestrali – commenta su Avvenire il segretario generale di First Cisl, Riccardo Colombani – ci dicono che non è possibile pianificare ulteriori aumenti delle commissioni e riduzioni dei costi. Le fusioni volute dal governo con il provvedimento atteso sulle Dta e confermate dalle dichiarazioni di alcuni banchieri ridurranno in modo pesantissimo l’occupazione e la presenza, già all’osso, di sportelli sul territorio. Solo quest’anno i principali gruppi ne chiuderanno mille».

Per Colombani «a pagarne le conseguenze, oltre ai lavoratori, sarà la clientela, privata della possibilità di scegliere in un mercato trai i più concentrati a livello europeo. Preoccupa inoltre il livello raggiunto dalle commissioni. L’aumento del loro valore pro capite è la manifestazione di pressioni commerciali insopportabili».

«Le banche – conclude su Avvenire il leader dei bancari della Cisl – hanno dichiarato a più riprese di voler aumentare il credito per sostenere la ripresa e accompagnare gli investimenti pubblici previsti dal Pnnr. Per questo invece di altre fusioni servono piani di impresa che prevedano più occupazione e maggiore presenza sui territori al fine di sostenere le famiglie e le piccole e medie imprese che rappresentano il cuore del tessuto produttivo del nostro Paese».

 

In allegato il comunicato con le tabelle esplicative