UniCredit, i sindacati sul piano industriale Team23, ancora non ci siamo

“Ancora non ci siamo”: titola così il comunicato unitario delle segreterie di coordinamento del Gruppo UniCredit di Fabi, First Cisl, Fisac Cgil, Uilca e Unisin, che riferisce del “primo incontro di informativa e non di trattativa” tenutosi tra le organizzazioni sindacali e UniCredit lo scorso venerdì 14 febbraio, “dopo la consegna della lettera, che giudichiamo inusuale e irricevibile, di avvio procedura relativa al Piano Industriale”.

In tale occasione le organizzazioni sindacali “hanno ribadito la loro forte contrarietà ad un Piano Industriale basato sulla riduzione dei costi e che prevede un taglio del personale, di cui 6.000 FTE netti in Italia con una riduzione di 450 filiali”. Per i sindacati “non è accettabile un Piano che allontani l’azienda dal territorio, dall’economia, dalla clientela e che basi il proprio sviluppo sulla mera riduzione dei costi. UniCredit non deve solo rispondere, con un importante distribuzione degli utili, agli azionisti, ma deve rivolgersi a tutti gli stakeholder, al territorio e ai clienti garantendo la presenza di filiali e di personale formato adeguatamente in tutto il territorio nazionale”.

Per Fabi, First Cisl, Fisac Cgil, Uilca e Unisin è necessario procedere con assunzioni stabili, “di nuovo personale almeno almeno con un rapporto di 1 a 2, con equità su tutto il territorio nazionale, con la stabilizzazione degli apprendisti ed il ripianamento del turnover a qualunque titolo, altrimenti la trattativa neppure inizia”.

Nel comunicato unitario si sottolinea come sia “fondamentale riconoscere ai lavoratori e alle lavoratrici una adeguata e significativa gratificazione per il lavoro svolto, per i risultati di produttività raggiunti in condizioni di grande emergenza e un impegno vero per il benessere nei posti di lavoro e la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro”.

Le organizzazioni sindacali ritengono la lettera di avvio della procedura “un’autentica provocazione” che hanno “con forza e determinazione rimandato al mittente. Vogliamo discutere di tutti gli argomenti del Piano, nessuno escluso, rifiutando da subito quel ruolo notarile a cui l’azienda vorrebbe relegarci e rigettando tutti gli esempi e le provocazioni unilaterali contenuti nella lettera di procedura; come pure le assurde pretese di derogare all’articolo 2103 del Codice Civile”.

Per approfondire il piano in Italia i sindacati chiedono a UniCredit “tutte le informazioni e i dati necessari su dipendenti, suddivisi per tipologia di contratto, sulle consulenze, sugli appalti, sulla rete di My Agent, così come sui rapporti con Poste Italiane, per evitare che dietro il rispetto formale delle norme si nascondano forme di falso lavoro autonomo, nonché una progettata, a tavolino, creazione di esuberi fittizi”.

“La decisione di avviare la chiusura di 62 filiali a marzo, senza il confronto sindacale” e la lettera di apertura di procedura “con i toni e le citazioni che in essa sono contenuti” pongono tutti i presupposti “per una contrapposizione fortissima, sia giuridica che di piazza. La trattativa vera e propria potrebbe anche non partire, se l’azienda nei prossimi incontri di informativa non farà chiarezza sui punti fondamentali, primo fra tutti le assunzioni, la copertura del territorio italiano che rappresenta il fiore all’occhiello di questo gruppo, sia in termini di redditività che di costi, i modelli distributivi e quelli organizzativi verificati sul campo e non sulla carta”.

“Nel prossimo incontro, calendarizzato per il 25 febbraio – concludono i sindacati attraverso il comunicato unitario – non ci accontenteremo però delle sole parole, bensì valuteremo sulla base dei fatti le vere intenzioni di UniCredit”.

 

Il comunicato unitario delle segreterie di coordinamento del Gruppo UniCredit di Fabi, First Cisl, Fisac Cgil, Uilca e Unisin