UniCredit, sindacati, no a piani industriali sulla pelle dei lavoratori

“Cosa nasconde Unicredit ai lavoratori italiani?” è il titolo di un comunicato diffuso oggi dalle segreterie di coordinamento di Fabi, First Cisl, Fisac Cgil, Uilca e Unisin del Gruppo UniCredit.

“Utili miliardari, ed in ulteriore crescita, cost-income migliore in Europa, cessione degli asset più redditizi. In cambio un piano industriale che sembra prevedere 10.000 posti di lavoro in meno”, esordiscono le organizzazioni sindacali. “Tutto questo non è accettabile, come già dichiarato dai segretari generali delle nostre organizzazioni. L’ennesimo piano industriale che si consuma solo sulla pelle dei lavoratori, risulta essere altresì insopportabile in una fase assai critica e delicata del rinnovo del contratto nazionale. Una ulteriore preoccupazione deriva dal fatto che siamo entrati nel secondo semestre dell’anno e ci avviamo verso la conclusione di Transform 2019 che, ricordiamo, si era sovrapposto al precedente piano a scadenza dicembre 2018 e fu presentato come momento di forte discontinuità rispetto al passato”.

“Quello che è certo – prosegue il comunicato – è che sono usciti, per esodo e pensionamento, migliaia di lavoratori: a fine 2019 saranno circa 12.000, complessivamente un taglio del 20% di personale. Una bella cura dimagrante, non c’è che dire. Il risultato della riduzione dei costi, che poggiava essenzialmente sulla diminuzione del personale, è indubbiamente stato centrato.

I sindacati affermano quindi come la situazione di grande difficoltà sia sotto gli occhi di tutti: “I colleghi nelle agenzie operano in condizioni “estreme”, data la fortissima contrazione del numero degli addetti. I rischi operativi aumentano pericolosamente (mentre la consapevolezza dei rischi diminuisce) perché manca una seria programmazione della formazione e non si fa affiancamento tra chi esce dall’azienda e chi subentra nel ruolo, in modo da garantire il passaggio di competenze. La digitalizzazione dei processi, così come la semplificazione, è in gran parte incompiuta. Unicredit Services ha subito numerose riorganizzazioni e ad oggi non è chiaro il futuro della parte IT. Gli investimenti tecnologici non sono stati realizzati nei termini preannunciati”.

Al termine del comunicato la denuncia che “la qualità della vita lavorativa in UniCredit è semplicemente peggiorata. Ci viene richiesto di fare di più, con meno persone e soprattutto con meno efficienza! La distanza tra i progetti aziendali e la vita reale dei lavoratori si è purtroppo drammaticamente ampliata. Diciamo NO a piani industriali e riorganizzazioni fatti sulla pelle dei lavoratori!”

Il comunicato delle segreterie di coordinamento di Fabi, First Cisl, Fisac Cgil, Uilca e Unisin del Gruppo UniCredit