Wob, la discesa dei bitcoin e l’ascesa della blockchain

Il Corriere della Sera ha posto nuovamente l’attenzione su Bitcoin, la criptovaluta più famosa al mondo che ha visto passare il suo valore da quasi 20mila dollari un anno fa a meno di 4mila in questi giorni, e sul lapidario giudizio datole da uno dei più grandi value investor, Warren Buffet: “Veleno per topi al quadrato”.

Per il giornalista Massimo Sideri del Corriere, infatti, il sistema Bitcoin non sarebbe altro che uno schema Ponzi 4.0. Tale moneta digitale non viene creata da un soggetto sovrano ma da un algoritmo che regola la produzione della quantità di criptovaluta in circolazione basandosi su un rebus che i computer collegati nelle cosiddette miniere devono risolvere. Ma mentre i primi rebus erano accessibili a un computer domestico, oggi quei rebus sono diventati dei rompicapi anche per i computer più potenti, tant’è che si coniano meno della metà delle monete che venivano prodotte un tempo, nonostante la crescita esponenziale del numero di computer collegati. La maggior richiesta di energia elettrica renderebbe poi sconveniente creare nuovi bitcoin su piccola scala da casa a meno che non si punti a un rialzo speculativo delle quotazioni, con il rischio di trovarsi a lavorare per la ricchezza altrui: un sofisticato metodo Ponzi per far sì che i primi miner siano i più ricchi e tutti gli altri solo dei follower di sogni.

Per Bloomberg le grandi banche d’affari avrebbero messo un piede nella porta delle criptovalute senza un vero e proprio sforzo sostanziale, non perché ci crederebbero ma soltanto per non farsi trovare impreparate davanti a eventuali opportunità. Goldman Sachs, Morgan Stanley, Citigroup e Barclays avrebbero lanciato progetti, servizi (trading desk) e prodotti derivati, di modesta entità, alcuni dei quali già arenatisi.

Repubblica ci ricorda che il sistema di moneta elettronica Bitcoin ha da poco soffiato su dieci candeline, sottolineando che questi dieci anni verranno ricordati anche per l’ascesa della blockchain, il sistema utilizzato per il conio della criptovaluta. Sullo stesso quotidiano Simone Cosimi nota che quasi la metà degli oltre 22,9 milioni di portafogli digitali censiti possiede meno di 0,001 bitcoin (circa 4 dollari) e che l’80% contiene un controvalore inferiore ai 100 dollari.

Ed è Milena Gabanelli che, attraverso un breve video sul Corriere, qualche giorno fa illustrava che cos’è la blockchain, considerata la tecnologia più rivoluzionaria degli ultimi dieci anni: una sorta di registro pubblico online, condiviso e criptato, che valida informazioni e transazioni fra gli utenti senza la necessità di intermediari, con potenziali applicazioni che vanno dal pagamento delle tasse alla tracciabilità dei prodotti e alla lotta alla contraffazione.