Negli ultimi tempi, First Cisl e il suo Segretario generale, Giulio Romani, sono stati oggetto – in modo assolutamente anomalo ed arbitrario – di attacchi denigratori fondati su notizie e vicende palesemente e strumentalmente rappresentate attraverso notizie false.
Uno degli ultimi episodi è avvenuto il 24 luglio 2018, quando il quotidiano “La Verità” ha pubblicato un articolo con titolo ad effetto: “Mutuo da favola al bancario sindacalista. Per casa sua il sindacalista bancario ha contrattato un mutuo da sogno”, ripreso addirittura in prima pagina. Lo stesso giorno l’articolo venne ripreso dalla versione on line del quotidiano “La Verità” e fu rilanciato con appositi post sul profilo Facebook e sull’account Twitter del quotidiano “La Verità”, nonché dal quotidiano on line “Vicenza Più” e da due blog.
In relazione agli episodi sopra ricordati, Giulio Romani, avendone anche ricevuto mandato dalla Segreteria nazionale e dal Comitato esecutivo di First Cisl, ha provveduto a depositare una denuncia nei confronti del giornalista autore dell’articolo, dell’autore del titolo e dell’occhiello dell’articolo, del direttore responsabile del quotidiano “La Verità”, del direttore responsabile di “VicenzaPiù” e dei legali rappresentanti dei social che ne hanno ripreso la notizia in assenza di qualsivoglia verifica (Facebook, Twitter, il9marzo.it, Paolo Politi) e che hanno consentito l’attribuzione di offese gratuite da parte dei lettori (anch’essi da individuarsi in quanto responsabili del medesimo reato).
Nel merito, se solo il giornalista avesse accertato, come imporrebbe lo stesso Codice deontologico dell’Ordine dei Giornalisti, la veridicità delle proprie “fonti”, avrebbe raccontato una storia ben diversa rispetto a quella scritta, tanto da non aver alcun rilievo né giornalistico, né scandalistico.
Nell’articolo infatti non si spiega che il mutuo oggetto dell’articolo sostituisce un precedente mutuo cointestato a Romani e alla sua ex moglie, che era ed è dipendente di Cassa di Risparmio del Veneto, società del Gruppo Intesa Sanpaolo, e che godeva pertanto delle condizioni comunemente accordate al personale. Tale finanziamento venne stipulato per coprire meno dell’80% del valore di perizia stimato a lavori conclusi e non il 182% come viene detto nella inverosimile ricostruzione del giornalista. All’atto della separazione dalla ex moglie, il giudice impose l’intero accollo della posizione debitoria a Romani con contemporaneo rilascio da parte della banca di quietanza liberatoria privativa a favore della ex moglie: tale prescrizione venne ottemperata dalla banca con l’unica modalità ad essa tecnicamente possibile, consistente nella stipula di un nuovo mutuo intestato esclusivamente a Romani, sostitutivo del precedente mutuo cointestato. È priva di ogni fondamento anche l’affermazione che questo secondo atto sia stato stipulato ad un tasso addirittura migliore del precedente: il nuovo mutuo, ancora a tasso variabile, venne infatti stipulato con uno spread nettamente peggiore di quello precedente e più alto di qualsiasi altro mutuo variabile concesso a dipendente bancario.
Per inciso, Romani, in quanto dipendente della Banca Mps, stanti le condizioni accordate al personale della stessa, avrebbe potuto contrarre, non avendone altri in corso, un mutuo a condizioni nettamente più vantaggiose (oggi il tasso variabile praticato ai dipendenti Mps per mutui prima casa è pari a zero). Solo per ottemperare alla sentenza di separazione consensuale nei tempi stretti richiesti dal tribunale, Romani ha rinunciato a beneficiare delle condizioni di maggior favore a cui avrebbe avuto il diritto di accedere.
Al di là degli specifici contenuti, fa specie che un simile infondato e immotivato attacco alla figura del leader del sindacato bancario, distintosi per le proprie coraggiose iniziative contro le storture del sistema bancario (tra cui le campagne sugli eccessi delle retribuzioni dei top manager, sulle storture dei questionari Mifid, sulle anomalie nella gestione del npl, sull’eliminazione delle odiose pressioni commerciali, sulla richiesta di sanzioni ai banchieri responsabili di danni sociali mediante l’istituzione del reato di disastro bancario), avvenga nell’imminenza del rinnovo del Contratto nazionale di lavoro, le cui fasi preliminari sono sempre state contraddistinte in passato da altrettanto pretestuosi attacchi a presunti e inesistenti “privilegi” di cui godrebbe il personale bancario, così denigrato presso la pubblica opinione.
Non può che sorgere il dubbio che chi ha fornito alla stampa informazioni del tutto parziali, che hanno innescato la miccia di questo nuovo episodio denigratorio, abbia come vera finalità la frantumazione del tavolo sindacale prima dell’avvio della stagione contrattuale, garantendo ad alcuni “poteri forti” di continuare a spadroneggiare in banca come hanno fatto fino ad oggi, con i risultati a cui tutti abbiamo tristemente assistito.