33 anni fa l’omicidio Tarantelli, Furlan, era un riformatore vero

“Un riformatore vero che voleva migliorare le condizioni dei lavoratori con la forza delle idee, il confronto con la realtà, l’impegno quotidiano. La sua avventura umana, breve ma straordinaria, ha ancora molte cose da insegnarci. Le politiche da lui ispirate e sostenute con convinzione dalla Cisl sono riuscite a guadagnare cittadinanza, salvando il Paese da cadute rovinose”. Con queste parole la Segretaria generale della Cisl ricorda Ezio Tarantelli, l’economista romano ucciso dalle Brigate Rosse, intervenendo sulle pagine del quotidiano “Avvenire” oggi nell’anniversario della sua morte.

“Ma è soprattutto la politica che dovrebbe far tesoro degli insegnamenti di Tarantelli – sottolinea Furlan –  in una fase delicata in cui occorre un grande senso di responsabilità collettivo per garantire al nostro Paese quella stabilità di governo e quella capacità di guidare (anche sul piano europeo) i necessari cambiamenti istituzionali ed economici con equità e senso di giustizia sociale”

Per Furlan quella di Tarantelli era un’utopia a favore dei deboli, contro l’arroganza dei forti, l’impegno per contrastare l’inflazione negli anni ottanta fu una vittoria della democrazia di cui si giovarono soprattutto i lavoratori e la povera gente.

“Ma il pensiero e l’azione di Tarantelli hanno ispirato anche il decennio seguente, ponendo le premesse dei grandi accordi della politica dei redditi nel 1992 e nel 1993 che ci hanno salvato dalla bancarotta e tenuti agganciati all’Europa”.

L’accordo innovativo sulle relazioni industriali che abbiamo siglato con Confindustria alcune settimana fa è figlio anche delle sue idee e della sua lezione. Ed i giorni difficili che attraversiamo ci confermano la bontà del suo metodo riformatore, che alle fughe illusorie o alle chiusure pregiudiziali preferisce il dialogo, la ricerca paziente e rigorosa di soluzioni concertate, dettate dagli interessi comuni e dalle attese dei più deboli”.

“La lezione di Tarantelli parla alla politica di oggi”. Articolo di Annamaria Furlan, “Avvenire” del 27 marzo 2018.