Pensione, i trentenni di oggi aspetteranno fino a 71 anni di età

In questi giorni l’Istat ha reso noto il dato tanto atteso dai pensionandi; secondo le analisi degli esperti si vive cinque mesi di più e conseguentemente si andrà in pensione più tardi.

Ovviamente si è acceso immediatamente un dibattito che vede le Organizzazioni aindacali contrapposte al Governo fermo nell’applicazione della legge Fornero.

Per individuare rapide ed efficaci soluzioni alle criticità emerse su ape sociale e pensione anticipata per i lavoratori precoci, Cgil Cisl Uil hanno incontrato ieri il Ministro del Lavoro Poletti e il Presidente dell’Inps Boeri. “Sia il ministro del Lavoro che il presidente dell’Inps – si legge in una nota unitaria di Cgil Cisl Uil – hanno convenuto sulla necessità di una risposta in tempi brevi e di una semplificazione delle procedure. Si sono, quindi, impegnati a procedere alle rettifiche amministrative o normative necessarie affinché questi importanti strumenti introdotti con la scorsa legge di bilancio possano essere pienamente applicati”.

E sull’aspettativa di vita la Segretaria generale della Cisl ha accolto con soddisfazione l’apertura del ministro Martina  e di alcuni esponenti del Pd, tra cui anche Renzi.  ”Sono contentissima e ritengo un segnale molto positivo che il segretario Renzi e importanti esponenti del Pd abbiano condiviso il sentimento di Cgil, Cisl e Uil di chiedere che ci sia uno stop all’aspettativa di vita”. Ha dichiarato questa mattina  Furlan a margine del Consiglio generale della Cisl di Torino. “Abbiamo tempo, l’innalzanento a 67 anni scatta il primo gennaio 2019, per analizzare con serietà qual è la reale aspettativa di vita quando si svolgono per tanti anni mestieri che incidono negativamente proprio su questa”, ha aggiunto. “La nostra è una proposta che è stata condivisa dal governo Renzi quando abbiamo fatto l’accordo sulla previdenza e mi auguro che anche il governo Gentiloni capisca che è una questione di giustizia e buonsenso”.

Intanto, da più parti si fanno anche le proiezioni del meccanismo introdotto dalla legge che non prevede sconti; in caso di arresto dell’aspettativa di vita, infatti, non si tornerà a rivedere all’indietro l’età pensionabile. Il meccanismo, infatti, funziona solo in avanti e porterà negli anni a situazioni quasi paradossali. Oggi il sito blitzquotidiano.it, in un articolo dal titolo “Pensioni, lo spread familiare: il padre fuori dal lavoro a 71 anni, il figlio a 57” fotografa la situazione. Un giovane nato nel 1990 rischia di andare in pensione all’età di 71 anni con 46 anni di contributi. Una situazione ben diversa rispetto ai pensionati di qualche anno fa, quando di anni lavorati ne bastavano 35.

Il punto sul quale, evidentemente, si ritroverà a lavorare il prossimo Governo sarà appunto il meccanismo di adeguamento dell’età pensionabile soprattutto riguardo la società civile che stiamo costruendo. Tendendo d’occhio le aspettative di chi chiede di entrare nel mondo del lavoro vanno considerate le ragioni di chi, dopo un adeguato numero di anni lavorati, spera di uscirne.
Possibilmente con un assegno congruo.