Humanification, cioè riportare le persone al centro del lavoro

Da tempo, ormai, non si fa altro che parlare di digitalizzazione del lavoro bancario e da più parti, specialmente in Asia, si sperimentano i robot che man mano dovrebbero sostituire il lavoro in agenzia. Sono effetti e orientamenti che in occidente si trasformano in ristrutturazioni continue, tutte protese a tagliare il personale, a diminuirne e soffocarne le opportunità di carriera e conseguentemente a penalizzarne il reddito. Le banche non fanno utili, o ne fanno sempre meno, e dunque questa è la risposta alle esigenze dell’azionista.

Il risultato è sotto gli occhi di tutti; i dipendenti avvertono un disagio crescente che si manifesta non poco, specialmente tra i più giovani e i più qualificati.

Il fenomeno è già esploso in tutta la sua drammaticità in altri settori come nel trasporto aereo, con la crisi di Ryanair, nel settore del food delivery e tra le aziende di commercio elettronico. Si inizia a scoprire che laddove il personale è costretto a lavorare in condizioni contrattuali difficili il disagio cresce fino a compromettere il business. E la crisi è maggiore laddove sono negati o compromessi i diritti sindacali.

Il pericolo della digitalizzazione estrema e, aggiungiamo noi, la negazione dei diritti sindacali trovano un argine nella Humanification che si affaccia sempre più nello scenario occupazionale; riportare al centro dell’azienda la persona, con i suoi diritti e le sue prerogative, fa bene alle persone ed all’azienda. La scoperta è il risultato di un’indagine molto seria di cui ha scritto repubblica.it in un articolo dal titolo “La persona torna al centro la tecnologia fa da supporto è l’ultima sfida in azienda” a firma di Christian Benna.

Di Humanification, dunque, si inizia a parlare ed a praticare. In questo senso vanno viste, ad esempio, le politiche di welfare aziendale e di smart working.

A parole tanti top manager bancari si dicono favorevoli a riportare le persone, clienti e dipendenti, al centro della politica aziendale.

A parole, appunto.